Noi cambieremo il mondo.
Una storia del Novecento
di
Stefano Viaggio
Il volto di un uomo
non è né semplice né levigato: vi si scoprono linee, cavità, protuberanze, porosità, particolari, come mai a distanza se ne erano viste sulla faccia della
gente. La terra non è né semplice né levigata.
da "Il cavallo di Troia" di Paul Nizan.
Clotilde
(1935)
-Hai paura di Armanti?-
Giulio Armanti professore di
greco e latino nel liceo di una cittadina che situiamo nell'Italia nord
occidentale, era stato allievo di Giovanni Pascoli.
-Un po'.-rispose Giovanni.
Di Armanti il giovane eroe della
nostra storia, aveva paura solo un po'. Questa era la sua sensazione in quel
momento, dinnanzi alla domanda del suo compagno di scuola, Marco Veneziani.
E per la prima volta ne era
consapevole. Provava un senso di leggerezza dopo aver pronunciato quel un po'.
-Punta il fucile e spara. Veneziani! Potrei fingere di star
male...-
Giovanni si chiese quanti minuti
sarebbero passati prima che il sole scomparisse dietro le montagne.
Si accendevano i lampioni e i
carri attraversavano la città. Giovanni
immaginò la fontana di Piazza Vittorio Veneto, simile a un grande monumento di
ghiaccio. Ancora una volta l'inverno era gelido e luminoso.
La signora Veneziani entrava in
scena con il vassoio alle quattro meno un quarto. E sembrava soddisfatta per la
presenza del figlio dei Riva nella sua casa.
I Riva erano gran signori, invece
sui Veneziani le malelingue raccontavano che il Cavaliere aveva fatto i soldi
con gli appalti truccati delle commesse militari durante la guerra di cui i due
ragazzi avevano sentito raccontare. Giovanni era nato nell'anno del tormento,
il ventisette giugno del millenovecentodiciassette.
L'avvocato Alfonso Riva era stato
interventista e la guerra l'aveva fatta dal quindici al diciotto, nel sedici
aveva ottenuto una licenza e così aveva fatto un figlio, l'unico.
Alfonso Riva: tre ferite leggere
e una medaglia d'argento, congedato col grado di capitano.
Il Cavalier Veneziani era rimasto
a lavorare per la patria, dirigendo la sua fabbrica tessile. Diceva così,
l’uomo alto e massiccio che da giovane aveva fatto il muratore in Francia.
La signora Veneziani non comparve
con il vassoio, ma la sua voce lontana ruppe la tranquillità che sommergeva
l'appartamento del palazzo di Via Torino.
-Mia madre litiga con la Vedova.- disse Marco.
Giovanni guardò Marco.
Avevano la stessa età, fra i due
il più robusto era Marco.
A cinquant'anni sarebbe stato un
uomo alto e grosso. Solido come suo padre.
-E’ vedova, la cameriera?-
Giovanni non aveva più voglia di
studiare. Desiderava assistere allo spettacolo dei carri che entravano nel
deposito. Gli piaceva osservare le lanterne dondolare appese ai carri. Con la
memoria tornava a quella prima e malinconica emozione provata a Venezia,
durante una lontana vacanza natalizia. All'improvviso, sul Canale era salita la
nebbia e i lampioni delle gondole erano sembrati a Giovanni una lunga
processione per un mondo che finisce. Quel giorno Giovanni aveva provato la sua prima malinconia che si rinnovava a
diciotto anni, ad ogni invernale calar del sole.
Ebbe voglia di esser fuori da
casa Veneziani e libero di assistere al ritorno dei carri. E sentì l'odore di sterco e sudore animale.
Riconobbe, una a una, le facce dei carrettieri. I larghi cappelli che li rendevano misteriosi, come pirati al
ritorno da scorrerie per mari lontani, solo a loro noti e preclusi ai comuni
mortali. E le sciarpe di pesante lana. Nelle sere più fredde celavano il viso di quegli uomini. E il vapore
soffiato dai cavalli nel freddo pomeriggio.
Parve allora a Giovanni di udire
le voci dei carrettieri venir su dalla strada, dalla piazza, dai vicoli della
città.
-Non ce l'ha mica con la cameriera.-rispose Marco-Se la
prende con la sarta. La chiamano "Vedova Rossa". Clotilde. Era la
moglie di un sovversivo che hanno ammazzato quando eravamo bambini. Gente
losca. Però anche mia madre...Dice che le fa compassione, si son frequentate
quando erano ragazze. Poveretta...-
Il rimprovero si udì per tutta la
casa.
-Non va. Non va! Ho avuto già
storie con mio marito per la fiducia che ti ho dato, cara mia. Non va!-
Giovanni guardò il libro di greco.
poveretta sovversivo gente losca
armanti giovanni pascoli carrettieri la fontana vittorio veneto
-Ho bisogno del bagno.-disse.
-Sai dov'è. Io riguardo la
versione.-rispose Marco.
Le due donne in piedi, una
davanti all'altra, erano nella penombra del vasto salone. Clotilde indossava un
cappotto che a Giovanni sembrò vecchio e ingrigito. Reggeva fra le dita sottili
un pezzo di stoffa chiara. La signora Veneziani, di statura più alta, diceva
qualcosa e indicava la stoffa. Sollevò il capo e con un sospiro si guardò
attorno. Vide Giovanni, quasi affacciato sulla soglia del salone. Allora gli
inviò un sorriso, come per chiedere scusa del fatto increscioso che avveniva in
casa sua.
A Giovanni parve che le dita
dell'altra tremassero.
Anche Clotilde gettò un rapido
sguardo allo sconosciuto spettatore. La Vedova Rossa portava un paio di vecchie scarpe
con le punte consumate.
Giovanni proseguì rapido nel
corridoio e chiuse la porta del bagno alle sue spalle. Ebbe allora una
sconosciuta sensazione di solitudine e
pace. Si appoggiò alla porta e osservò l'arredo chiaro e scuro di quel
luogo che lo isolava dal resto del mondo.
-Sembra proprio una donna del
Borgo Vecchio.-
Tirò la catena dello sciacquone e
ritornò lentamente sui suoi passi. Il salone era deserto.
Verrà con i biscotti. Ho fame.
Giovanni gettò uno sguardo alla
sua immagine riflessa nel grande specchio del corridoio e portò alla fronte la
mano destra nel gesto di ravviarsi i capelli. Udì Marco che lo chiamava.
Rivedrò quella donna?
Dopo mezz'ora Giovanni annunciò a
Marco Veneziani che non poteva fermarsi. Inventò come scusa la visita di certi
amici di famiglia. La signora Veneziani sulla porta d'ingresso si raccomandò
tanto di portare i suoi saluti alla signora Elena.
-E' più di un mese che non vedo
la signora.-
E qui escono di scena i
Veneziani, che pure ebbero la parte più importante nella nostra storia.
Giovanni decise che non sarebbe
tornato subito a casa. Sapeva che se Armanti l'indomani l'avesse chiamato alla
cattedra, per lui sarebbe stato come e peggio di Caporetto. E Armanti era il
tipo che certe cose se le legava al dito. Vendette implacabili, protratte fino
all'esame di maturità.
-L'inverno è lungo.- mormorò tra
se quando fu in strada.
Camminò in fretta verso il
centro. Aveva percorso quasi per intero Via Torino e si accorse che alla sua
destra c’era una stradina che saliva in alto. Giovanni si fermò a guardare il
ricettacolo oscuro.
-Da qui si sale al Borgo Vecchio.-disse
nel silenzio. Si rivolgeva a un interlocutore che non c'era, ma improvvisamente
apparso sul limitare della stradina oscura.
Attraversare il Borgo e scendere
poi in Piazza Vittorio Veneto, questa era una cosa che non aveva mai fatto.
Giovanni si ritrovò a camminare
fra pareti di vecchie case dell'antica città medievale che quasi si toccavano
fra loro. Saliva in un’oscurità appena interrotta da vecchi, deboli lampioni e
nel silenzio. Il freddo gli toglieva il respiro e fu costretto a tirar su la
sciarpa davanti alla bocca per continuare a salire.
Più in alto, due donne scendevano
frettolose. Nel dialetto cittadino che
Giovanni non praticava, commentavano qualcuno o qualcosa. Svanirono nel
buio di un portoncino. E di nuovo fu silenzio e freddo.
Giovanni sostò un momento per
riprender fiato e gli parve che più in su il vicolo si allargasse in una
piazzetta. Accelerò il passo, sicuro di trovarsi presto fra le luci di Piazza
Vittorio Veneto.
Superò il portoncino in cui erano
sparite le donne e si accorse di una finestrella debolmente illuminata al
piano superiore del vecchio palazzo che gli sembrò l'unico segno d'una presenza
umana. Ma non si udiva alcuna voce.
Noi non parliamo così. Il babbo, la mamma, zia Lucia, Armandina, io. Tutti
parliamo con un tono moderato. Mo-de-ra-to
Approdò nella piazzetta
illuminata da un antico tabernacolo dedicato alla Madonna del vicino Santuario
e desiderò la sua stanza, la sua casa, il giardino della villa, i ritratti di
chi aveva costruito la fortuna della famiglia Riva, la carta da parati appena
rinnovata in salotto.
Debbo tornare a casa e studiare. ST U DI A RE. Ma quanto è lontana la mia
casa?
Lontane luci più in basso e quasi
di pianura, gli indicavano una direzione.
Imboccò a destra un vicolo in
discesa e camminava in fretta, incurante del freddo e del sudore che gli
procurava brividi febbrili.
Casa mia sta a due passi da quest'alveare. Tutto è maledettamente vicino in
questa città!
Provò un'assurda sensazione di
timore e quasi ad alta voce parlò ancora, mentre s'affrettava a camminare.
-Ci arriverò mai, a casa mia?-
Ma il vicolo digradante all'improvviso s'interruppe e una povera strada appena illuminata da due
lampioncini assai miserabili, gli si parò davanti nella nebbia e nel gelo.
Cretino. Non sei un bambino
Si dava coraggio. E in Piazza
Vittorio Veneto, al numero 7, c'era lo studio dell'avvocato Riva.
Giovanni ebbe piena coscienza che
per la prima volta percorreva il Borgo Vecchio. Non l'aveva mai fatto. Mai. In
vita sua era sempre passato accanto al dedalo di viuzze. E ora tutto questo
aveva un sapore di peccato. Sentiva che c'era qualcosa di cattivo in quel
freddo pomeriggio invernale.
E inesorabile, la nebbia saliva
dal fiume e invadeva strade, vicoli, s'infilava nei portici.
Gruppi di uomini con cappello e
cappotto, il bavero sollevato sul collo, passeggiavano sotto i portici di
Piazza Vittorio Veneto e fumavano sigarette appese a lunghi bocchini d'osso
bruno. Erano conversazioni serali di donne, d'affari e di famiglia, tirate alla
lunga mentre finiva il giorno.
I carri dalle lanterne
ondeggiati, intanto erano già al sicuro nell'antico deposito.
E Giovanni stava più in alto di
tutto questo andare e venire sempre uguale, all'apparenza mai turbato.
Al centro di un crocicchio
sconosciuto si guardò attorno. Udì i passi alle sue spalle, si volse con il
cuore che batteva forte e vide una donna con un pacchetto sotto il braccio che
gli veniva incontro.
Giovanni pensò di chiedere a lei
la giusta direzione per scendere in basso e
arrivare al più preso a Villa Riva.
Lei non lo guardò neppure e
proseguì per la sua strada.
poveretta sovversivo gente losca
Fece un passo indietro, si volse
prima a destra, poi a sinistra.
E
in fondo a una nuova e sconosciuta stradina gli parve di riconoscere i
noti luoghi di sempre e presto i lampioni di Piazza Vittorio Veneto lo
accolsero.
-E' pronto il rapporto?-
Nebbia. La città s'intristiva
nella sera uguale a tutte le sere di ogni inverno. E nella nebbia. Il
funzionario si ricordò della sua terra.
Sole
-Ecco qua, superiore.-
Ciardullo indossava una divisa
troppo larga.
Il funzionario lo osservò per un
momento.
-Da quanto tempo non torni a
Foggia, Ciardullo?-
Ciardullo sollevò le sopracciglia
e tutte le pieghe della fronte formarono onde.
-Sei anni, superiore.-
-A Foggia, ora, che tempo farà?-
-C'è quasi la primavera,
superiore. La primavera. Da noi i fiori e il grano...Mi ricordo da ragazzo...-
Il funzionario abbandonò l'interesse
per i ricordi di Ciardullo. Fuori la nebbia si tagliava al coltello.
Lesse il rapporto.
[documento proveniente dal Casellario Politico Giudiziario e ritrovato
in fotocopia tra le carte di Giovanni Riva]
"Oggetto:
situazione in città: azione e prevenzione
antifascista.
Nel mese scorso il nostro informatore
non ebbe niente da segnalare. Anche nel Borgo Vecchio non si notano movimenti
particolari di nostalgici. E' pure da dire che il soggetto posto in
osservazione non ha avuto incontri negli ultimi mesi. La posta della Clotilde
Calosso è sotto controllo, ma è da sottolineare che essendo vedova e non avendo
altri parenti in città, riceve poche lettere all'anno prevalentemente da Genova
dove abitano i cugini del marito, Mario Verdi, sovversivo comunista, morto
undici anni fa. La sopraindicata Clotilde Calosso gode comunque di molta stima
fra gli abitanti di Borgo Vecchio che continuano a chiamarla col soprannome di "Vedova
Rossa". Il nostro informatore segnala che nelle ultime settimane è stata
organizzata una colletta in favore di tal Rosa Guidi, moglie di Alberto Guidi,
social-comunista confinato a Ponza.
-Mario Verdi.-
Il funzionario sollevò gli occhi.
Ciardullo stava sempre impalato a destra della scrivania.
-Vai, vai pure.-aggiunse il
funzionario. Ciardullo si mosse.
-Ciardullo.-
-Comandi.-
-Tu dove stavi undici anni fa?-
-A Foggia, superiore. A Foggia, e
dopo mi sono arruolato.-
-E che facevi a Foggia?-
-Il contadino, superiore. Andavo
con mio padre, lui ogni mattina mi portava in piazza e ci chiamavano. Mio padre
era forte. C'aveva due braccia!-
-E tuo padre, ora che fa?-
-S'è fatto vecchio. In piazza il
posto l'ha passato a mio fratello.-
Il funzionario sorrise.
-Per oggi abbiamo finito. Vattene
pure in caserma.-
-Agli ordini, superiore.-
Il funzionario accese una
sigaretta, guardò il rapporto mensile privo di notizie interessanti e incapace
di suscitare alcun entusiasmo nel suo fiuto. Neppure una nuova maldicenza. Il rapporto stava lì: era un semplice foglio di carta posato accanto al calamaio, al porta pennini,
alla carta assorbente.
Undici anni fa? Stavo a Bengasi. Mai nebbia. Mai. Però tutto quel calore, e
chi lo sopportava. Il deserto? E' meglio della nebbia: questo è sicuro. Undici
anni. Perdio! Di cose ne sono successe in undici anni. Come si chiama? Mario
Verdi...La gente se l'è dimenticati. Matteotti? Pace all'anima sua. Nitti. E
che fine ha fatto? Amendola? Pace all'anima sua. Però, era un vero signore.
All'antica. M'è dispiaciuto quando l'hanno ammazzato a botte. Bestie. L'avrei
mandati io, in mezzo alla sabbia a fare la guerra ai beduini. Quassù tutto era
facile. Mario Verdi era il marito di questa Clotilde. La Vedova Rossa. Chissà
se è una bella donna, oppure...
Il bacio di signora Elena sfiorò
la fronte di suo figlio.
-Come mai così tardi?-
-Forse domani Armanti interroga.
Anzi è meglio dare ancora un'occhiata al greco.- Giovanni porse il cappotto ad
Armandina.
-Stasera c'è Macbeth alla radio,
lo ascolti con me?-
-Macbeth! A che ora?-
-Alle otto.-
-Allora faccio in tempo, solo una
versione.-
-Tuo padre ha telefonato. Ha da
fare in ufficio, dice di non aspettarlo per cena. Ce la fai?-
Giovanni saliva la scala in
fretta, ma dovette fermarsi prima dell'ultimo gradino.
-Si. Stai tranquilla.-
La sua voce era quasi rotta
da un'insolita fatica.
Allentò il nodo della cravatta
mentre entrava nella sua stanza.
Ora debbo sedermi a questa scrivania e tirar fuori il libro. Ripasso solo
gli ultimi versi. Dio me la mandi buona. Macbeth non voglio perderlo
Giovanni si volse per afferrare
la cartella. Il gesto di posar la mano sul morbido cuoio gli parve esitante e
non aveva nessuna voglia di ripassare quei versi.
Avrà vent'anni più di me questa Vedova Rossa. E' stato un caso. Che vado a
pensare. Poveretta. Sovversivo. Gente
losca. E' meglio che me lo tolgo dalla testa il ritornello o divento
cretino. Ho fame.
L'assenza di suo padre a cena gli
fece quasi piacere.
Perchè quando c'è lui, tutto diventa triste?
Giovanni prese il libro e aprì
alla pagina da tradurre.
Raccogliere i morti. Antigone va a raccogliere i corpi dei caduti in
battaglia. Le vedove. Sono vestite di nero, portano i veli alle celebrazioni e
sono tante le vedove della guerra. Zio Giulio va sempre a salutare le vedove.
Lui, suo marito, come l'hanno ammazzato? Lui. Chi era? Gente losca. La gente losca
si ammazza mentre scappa, con un colpo alla schiena. Come i traditori in guerra.
La Vedova Rossa.
In quell'anniversario lei si veste di rosso. Come le donne dei casini. Come la
ragazza della fotografia che ci ha fatto vedere Martini. Tutta nuda e con le
gambe aperte. Martini ha promesso altre fotografie con le donne dei casini.
Non aveva nessuna voglia di
ripassare il greco.
Perché ho chiesto di andare al bagno senza aver bisogno? Ho preso una
strada diversa da quella di casa mia. Ho avuto paura. Perché dopo aver visto
lei, la Vedova Rossa ,
ho riconosciuto i lampioni di Piazza della Vittoria?
S'era mischiato fra la gente dopo
aver abbandonato i vicoli stretti della rocca medioevale. Gli era sembrato che
sotto i portici, con le insegne e le vetrine illuminate, il mondo fosse
confortevole e caldo. Aveva incontrato persone che conosceva e qualcuno l'aveva
salutato.
M'è passata la paura di non trovare più casa mia. Mia madre. Come un
bambino che si perde. Sono uno stupido. A diciotto anni…come un bambino.
Congiunse le mani dietro la nuca,
appoggiò la schiena alla spalliera della sedia e si dondolò un poco osservando
un quadretto con dipinto un torrente di montagna.
E' insopportabile
Giovanni si dondolò ancora.
Chissà cosa fa? Vive sola. Cuce il vestito per la signora Veneziani. Che
fastidio quella voce! Su…più su… L'altra ha risposto, poi è stata zitta
Guardò l'ora: sette meno dieci.
Addio greco.
Lasciò la scrivania e s'avvicinò
ai suoi libri. Trovò subito il volumetto che cercava e lesse ad alta voce.
Noi tre ci rivediamo quando?/
Con tuoni, pioggia, o lampi? A
baraonda finita,/
a guerra persa e vinta./
Prima di notte allora./
Dove?/
Sopra la steppa./
Per incontrarvi Macbeth./
Gattomammone, vengo!/
Rospo chiama!/
Aspetta!/
Brutto è il bello e bello il
brutto./
Su, per la nebbia e l'aria unta
E decise che presto sarebbe
tornato lassù, e avrebbe conosciuto quella donna.
Ma subito l'idea gli parve così
assurda da indurlo a liberarsi del
libro. E doveva rimetterlo al suo posto ancor prima della cena. Le streghe di
Macbeth dovevano tornare nella biblioteca di casa Riva, confuse fra le mille e
mille storie che il luogo sacro alla famiglia custodiva. Era questo il solo
modo per scacciarle dalla sua stanza, quella sera e per sempre. E gli venne in
mente che fra poco la voce di qualcuno, lontana e sconosciuta, avrebbe parlato
per lui da una macchina di cui non comprendeva ancora tutto il meccanismo.
fine dell'episodio uno
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