venerdì 12 dicembre 2014

Lendinara 1944 Mio cugino


Mario uscì nel corridoio del vagone passeggeri, unico di quel convoglio. Il treno ora si avvicinava alla stazione di Lendinara e  procedeva sempre più lento. Guardò l’orologio, ci voleva  un’ora per arrivare a Padova.
...maledetta lentezza...ti  snerva e fa passare la voglia di leggere un libro...
Sentì contro il fianco il cuoio duro della fondina, la pistola lo infastidiva. Il cielo sgombro da nubi annunciava una bella giornata, fredda e senza nebbia. Un cielo azzurro e bellissimo.  Davanti a quel paesaggio di campagna a Mario venne negli occhi la linea azzurra del mare e quel profumo portato dal vento che gli ricordava le passeggiate serali di Catania.
…a Padova compro un regalino a Gemma…
Sarebbe andato in quel vicolo dove facevano la borsa nera. Sentiva, dalla testa del treno, la canzone dei ragazzi della scorta, con i loro mitra germanici e le divise del rinato Esercito italiano e repubblicano. Cantavano in veneto.
...che razza di dialetto!...che strano popolo è questo…
Si appoggiò al finestrino, osservò la campagna e i casolari lontani; come sembrava tutto quieto e calmo attorno a quel treno che procedeva ormai quasi a passo d’uomo. Pensò alla sua casa, al caldo nelle strade quando di pomeriggio andava all’università, al grande vulcano sovrastante, e allo spettacolo bellissimo che ti riempie gli occhi se cammini per  Via Etnea.
...Catania…
Quanto tempo era passato, da quanti anni e mesi e giorni e minuti ormai era lontano dalla sua casa, dai genitori, da sua sorella? Quasi non se lo ricordava più. La Grecia, l’Albania e poi...
…ufficiale, forse domani capitano e a guerra finita…
Mario si chiese cosa sarebbe avvenuto di lui a guerra finita. Non aveva mai pensato veramente al suo avvenire. La scelta era stata semplice e obbligata. Il tradimento gli aveva dato la nausea e lo zio Nino non s’era fatto vedere coi vestiti borghesi alla stazione di Verona.



...zio Nino…chissà a quale donna corre dietro mentre cadono le bombe…a zio Nino le donne fanno dimenticare tutto…
Anche un nipote di ventiquattro anni che avrebbe voluto tornarsene a casa! E allora? Restare a combattere per onorare la parola data e non farsi dire in faccia che
…voi italiani siete sempre gli stessi: non finite mai una guerra insieme a quelli con cui l’avete cominciata...
L’aveva letta su un libro di storia la frase di un francese pidocchioso.
…rimanere fedele quando tutti scappano...
Prima, se lo ricordava bene lui, tutti, ma proprio tutti, nelle piazze coi gagliardetti a salutare Mussolini fondatore dell’impero. Sentiva dentro l’orgoglio di chi va controcorrente. Un ufficiale dell’esercito sconfitto, questo sarebbe stato. Uno che è rimasto con la schiena dritta e certe facce, certe parole, certi gesti, emozioni, entusiasmi e passioni non se li dimenticherà mai. Gli americani però stavano fermi solo un po' più giù, dietro le montagne e gli alleati germanici non mollavano di un metro. Che combattenti! Davano filo da torcere a quei negri e figli di gangsters.
…dobbiamo solo imparare e  non tutto è perduto, forse…E se alla fine arrivano i russi? Ma sì, é meglio!...
Eppoi doveva finire così! Altrimenti che senso aveva tutto quel putiferio? Per consegnare queste belle città d’Italia ai trombettisti di New York? No, non poteva finire così. Doveva finire peggio, con i comunisti che  trasformavano San Marco in un’officina. E gli italiani se lo meritano.
...se li prendessero pure, i comunisti…
Lui avrebbe portato Gemma laggiù, ai piedi del vulcano e insieme avrebbero respirato quel bell’odore di mandorli che puoi trovare solo in Sicilia. E chi s’è visto, s’è visto. Per il momento avrebbe fatto il maestro e  cresciuto i figli.  Ma ora portava i gradi di ufficiale dell’Esercito della Repubblica Sociale Italiana, i genitori s'erano sacrificati per  farlo studiare e quando tornava a Catania voleva laurearsi e fare il professore
…ufficiale…



Mario sorrise. Fa sempre un certo effetto. Non era mica un ragazzotto delle Brigate nere che si diverte a spaventare la gente sparando schioppettate contro i lampioni di notte. Gli passò davanti la faccia degli impiccati che aveva visto vicino a Rovigo.
…tre ragazzi e uno più vecchio, quarant'anni, chissà...
I ragazzi li poteva capire: le difficoltà, la disillusione, tutto che sembra andare per aria, ma il più vecchio?
...dov'era quando tutti cantavano giovinezza...giovinezza...Stava nascosto? Oppure in galera...
E chi erano quelli che stavano in galera? Si, da ragazzo ne aveva sentito parlare. Gli sconfitti, i dimenticati. I fuoriusciti. Lui, ufficiale dell’esercito era, e si sarebbe arreso solo a soldati in divisa. Gli altri, quelli che sparavano a tradimento, non erano soldati, non portavano divise, nessuna insegna. Come i greci e gli jugoslavi e ora, gli italiani.
...che razza di guerra è diventata questa? Fratelli contro fratelli! E bombe giù dal cielo...
Il treno andava lento per le bombe di ieri, dell'altro ieri, della settimana scorsa. Il cielo era di un bellissimo azzurro e Mario sentiva l’odore del mare che era certo di rivedere ancora. E dal mare giunsero gli aerei inglesi per bombardare la ferrovia e mitragliare il treno.

Stefano Viaggio

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