giovedì 29 gennaio 2015

Noi Cambieremo il mondo. Di Stefano Viaggio. Prima parte. Quarto episodio.

Durante la cena Elena si rivolse a Giovanni.
-Prendi ancora un poco di arrosto. Non avrai per caso perso l'appetito?.-
-Si avvicina l'esame di maturità? Oppure c'è una gonnella in giro?-chiese Giulio. Alfonso osservò Giovanni, Elena fece un gesto rivolto al cognato, come per dire "ma cosa vai a pensare". L'interessato non si scompose.
-No, no. Va tutto bene, è che ho ripreso ad andare in bici e allora...-
L'allenamento alle piccole menzogne lo rendeva ormai  esperto in simulazioni. Ma Elena fra se passò in rivista le possibili fiamme di suo figlio. E per la prima volta pensò che un giorno ci sarebbe stata una nuora nella sua casa e dei nipoti.
-Bravo. Un giorno prendiamo la bici e ce ne andiamo su, verso la collina.-disse Giulio e si versò un bicchiere di vino senza attendere l’arrivo di Agnese.

No. Dio mio, no...

Comparve Agnese per ritirare i piatti, Giulio lanciò un'occhiata alla ragazza. Quando Agnese uscì dalla stanza, Elena disse rivolta al cognato:
-E' proprio brava, all'inizio credevo che fosse un po' tonta per via della montagna, ma ho dovuto ricredermi.-

Il vento leggero, pungente li aveva costretti a ritirarsi dal giardino. Ora il salotto era affollato dagli invitati al pomeriggio domenicale che in primavera i Riva offrivano ai loro amici. Giovanni non aveva potuto sottrarsi, ora chiacchierava con le figlie dell'avvocato Murialdi.
-Al Breil c'era il Principe di Piemonte.-disse Isabella, la maggiore. Aveva fama di gran sciatrice.
-Sai sciare?-chiese a Giovanni.
-Non ci ho mai provato, in montagna ci vado d'estate.-
-Dovresti, è fantastico!-
Giovanni guardò Isabella, sotto il vestito celeste, leggero, indovinò il suo corpo di donna già fatta. Colse un lampo d'invidia negli occhi di Clara che era piccola e rotonda.
Qualcuno diceva:
-In Abissinia c'è l'oro. Più, di più che in Sudafrica.-
Agnese offriva i pasticcini. Sfiorò Giannantonio Manzi, l'uomo si volse e ne prese uno alla crema.
-Sono un poco stanca.-disse Valeria  che era incinta di tre mesi.
-Vieni, vieni. C'è il divano. E lei Giannantonio, faccia compagnia a sua moglie!-
Elena  guidò la coppia verso il divano che s'era appena liberato. Giannantonio soffriva il caldo in mezzo a quella gente. I suoi occhi cercarono ancora il grembiule nero della giovane cameriera di casa Riva.

Belle gambe, beato lui.

Giannantonio osservò Giovanni con occhio critico.

Chissà se è ancora vergine?

Tutti s'interessarono ai nuovi arrivati. I Gabetto giunsero insieme alla madre di lui, la nonna teneva fra le braccia la piccola Rita di quattro mesi.
Valeria si sollevò con fatica e raggiunse la folla che festeggiava Rita Gabetto.
Giannantonio udì sua moglie.
-A novembre, così ha detto il dottore.-

Ma che fine ha fatto?

Giannantonio non vedeva più il grembiule nero.
Come faceva ad andarsene dal ricevimento? Impossibile con sua moglie fra i piedi. Riuscì a guadagnare l'uscita e si trovò nel corridoio mal illuminato; dalla penombra udì i passi di qualcuno che s'avvicinava. Giannantonio tirò fuori dal pacchetto una Macedonia e l'accese.
La servetta portava in sala un altro cabaret colmo di pasticcini. Giannantonio si staccò dal vecchio mobile al quale s'era appoggiato e fece un passo.

Sono pazzo. Sono pazzo.

Agnese si fermò davanti al signore alto e giovane. Era incerta: un leggero piegar delle ginocchia e offrire all'ospite il pasticcino o proseguire?
-Quanti anni hai?-le chiese Giannantonio con la sigaretta che gli pendeva dalle labbra e le mani infilate nelle tasche dei pantaloni. Agnese arrossì e non rispose.
-Sei muta?-insistette Giannantonio. La lingua di Agnese s'era trasformata in un pezzo di cartone.
-Allora?-
Giannantonio aveva tolto la mano destra dalla tasca
-Sedici.-mormorò Agnese.
-Oh! Finalmente. Sedici anni! Sei brava, lo sai? E' da molto che stai a servizio qui?-
Agnese era tutta rossa e il cabaret pesava.

Dio mio. Se cade, Armandina...

-Di nuovo muta?-
-Da un mese.-
-E brava! Da un mese.-
La mano sollevava piano il grembiule e toccava la carne nuda sopra le calze bianche di cotone. Agnese era una statua, gli occhi si perdevano dentro la crema gialla di una pasta che ruotava, ruotava, ruotava... Il cuore le batteva forte e il dolore alle braccia aumentava.
-Ti porto un regalino la prossima volta.-
E la mano era sempre lì.
Giannantonio udì qualcuno alle sue spalle, tolse subito la mano e si volse. Riconobbe Giovanni. Anche lui cercava un po' di respiro. Agnese vide Giovanni con la coda dell'occhio e svelta approfittò per fuggire; Giannantonio si rivolse a Giovanni con una battuta sulle troppe chiacchiere in salotto. Il pianoforte intonò le prime note, l'anziana signora Murialdi suonava Chopin.
-E' meglio rientrare.-
Giannantonio precedette Giovanni che si avviò più lentamente. I suoi pensieri gli avevano impedito di notare la strana posizione dei due nel corridoio.
Si affacciò sulla soglia del salotto. Rigida al centro della sala, Agnese sembrava una statua di cera, teneva il cabaret fra le mani mentre tutti per dovere o per convenienza porgevano attenzione alla musica del "grande polacco", come Alfonso Riva chiamava Chopin. Per il ritardo a comparire in sala, la signora Elena aveva lanciato un'occhiataccia alla cameriera.
Gli occhi di Giovanni vagarono da Agnese a Giannantonio,  ora seduto accanto a sua moglie. Poi tornò a guardare Agnese e gli parve che potesse cadere lunga per terra.

Che le ha fatto?

Come i cavalieri erranti...Così aveva detto a Clotilde quel giorno ed ora che l'occasione si presentava per difendere una servetta dall'offesa di un tizio, per lui da sempre un antipatico matricolato, cosa doveva fare? Uno scandalo...Non aveva il coraggio di avvicinarsi a quell'uomo e dire ad alta voce:
-Tu! Porco. Con tua moglie a due passi e un figlio nella pancia, non hai vergogna di sollevare le vesti di una ragazzina?-
Non aveva visto niente, ma le due figure immobili nella penombra del corridoio e la fuga della ragazza lo rendevano certo che in quell'atmosfera di buone maniere, vestiti stirati e merletti, di frasi cortesi e colte, uno, uno in nome di tutti, rivelava quello che gli altri non potevano fare, o meglio che facevano appena fuori dal giardino di casa sua.
Violenza e potere. La condanna era assoluta.
In quel momento al Borgo Vecchio gli operai dell'acciaieria tornavano a casa e altri si preparavano al turno di notte. Li aveva visti quei volti stanchi e rassegnati.
Osservò la gente del salotto Riva e provò pietà per loro, e per se stesso.

Piangeva e quasi non capiva il perché di tanto vuoto e solitudine. Conservava in bocca il sapore dolciastro di un pasticcino che s’era costretta a divorare.
Agnese sedette sul letto, le lacrime scendevano sino a bagnare il grembiule quasi monacale.
Fuggire dalla Villa? Era disposta a farlo anche quella notte. Si sarebbe calata giù dalla finestrella e avrebbe attraversato il giardino. Scalare il muro non era difficile. E poi?...Qual'era la via della montagna?
C'era stato un ragazzo che le piaceva. Il figlio di un margaro che per tre mesi aveva lavorato in una stalla, vicino al suo villaggio. Si chiamava Antonio e sapeva fischiare così forte che lo potevano sentire dall'altra parte della montagna. Poi Antonio era partito con suo padre e non s'era più visto. Un giorno ad Agnese aveva toccato il petto e lei l'aveva lasciato fare, ma solo per poco.

Toccava quà...

Tirò su la veste sulla coscia e si guardò. La stanzetta era illuminata dalla Luna in quella notte di mezza primavera. Agnese si sollevò dal letto,  dischiuse l'anta del pesante armadio e davanti allo specchio scheggiato sollevò ancora le vesti sulle cosce, e ancor più in alto.

Da qui escono i figli. Si patisce a fare i figli. Me la ricordo bene mamma che strillava.

Mamma. Mamma mia!

Con la mano premuta sulla bocca avrebbe voluto urlare e chiamare sua madre per venirla a prendere e portarla lassù in montagna, vicino alle capre e ai fratelli. E invece morse le labbra e giurò.  Per la forza che ci mise, Agnese si ferì e quel sapore del sangue le restò in bocca sino a quando gli occhi sbarrati nel vuoto scorsero l’incerta luce del nuovo giorno. 


fine della prima parte

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