Il vecchio signore mi porse un foglio
ingiallito dal tempo.
Era una lettera su carta intestata del
Regio Ministero dell’Interno: la scrittura era minuta e precisa, come s’usava
quando ancora i genitori studiavano l’ormai dimenticata “calligrafia”.
-Legga, legga a voce alta. Gli occhi non mi
aiutano più. La inviai al Prefetto molto tempo fa...Non li ho mai dimenticati.-
Dal tono accorato compresi che a quel
documento l’anziano signore attribuiva grande importanza. E questo pensiero mi
diede apprensione e profonda emozione. Lessi per lui, dopo aver schiarito la
voce.
-Egregio Signor Prefetto, mi sono recato
ancora una volta in Villa Biancospino, luogo nel quale si è consumato
l’avvenimento triste sul quale con la presente riferisco. Il Conte Golfredo di
Santospirito e la signorina Teresa Navarrini si sono uccisi con la pistola
d’ordinanza del Conte Golfredo, Capitano del Regio Esercito e decorato di
medaglia d’oro al valor militare per il comportamento tenuto nel corso dei
combattimenti sul Monte Grappa. Dagli accertamenti compiuti dal medico legale,
il Dott. Francesco Giletti, si è stabilito che il Conte Golfredo prima ha
rivolto l’arma contro la signorina Navarrini, poi ha posto fine alla sua vita.
Il Dott. Giletti ha stabilito altresì che la Teresa Navarrini
ha continuato a vivere ancora per circa quindici minuti dopo la morte del suo
amante. La signorina Navarrini era pantalonaia presso la Sartoria Belguardi,
sita in via Nazionale numero 7 e ben conosciuta nella capitale. Giunto al
termine dell’indagine posso affermare, senza ombra di dubbio, che il motivo del
gesto compiuto dai due amanti è stata l’impossibilità di coronare il sogno
d’amore iniziato nella primavera del diciassette, epoca in cui il Conte
Golfredo conobbe Teresa nel corso di sua breve licenza dal fronte. I due
giovani non hanno retto all’idea di venir divisi a causa di quella differenza
di ceto che stabilisce confini precisi nei rapporti vigenti all’interno della
nostra società. Quando si conobbero i due simpatizzarono e divennero amanti.
Il Conte Golfredo scrisse dal fronte ardenti lettere d’amore alla Teresa
Navarrini ed ella rispose in tono altrettanto appassionato, ma con un
linguaggio, nello stile e nella forma, assai più modesto. Forse i due amanti
hanno riletto ancora una volta queste lettere prima di porre fine alla loro
esistenza. Le abbiamo trovate sul piano del comodino, accanto al letto sul
quale si è consumato il triste avvenimento. Erano ben ordinate e legate insieme
con un nastrino dorato. La guerra finì e il Conte Golfredo tornò in famiglia:
era un eroe, uomo integro nel corpo sognava l’impossibile. Espose al padre,
Giovanni di Santospirito, l’intenzione di sposare la sua Teresa, ma ottenne un
secco rifiuto: la medaglia al valore non contava e neppure le sofferenze
patite potevano bastare a far deviare il vecchio signore dai suoi principi. I
primogeniti dei Santospirito avevano sposato ragazze di rango e così doveva
essere anche per Golfredo. Tenesse pure Teresa come amante, mai come moglie.
Tra padre e figlio volarono minacce, Golfredo abbandonò la casa paterna. I
mezzi non gli mancavano, avrebbe potuto sposare la ragazza, intraprendere una
professione e rinunciare ai privilegi del casato. Ma Golfredo era disperato,
l’avvocato Alberto Salvi, tenente maggiore dei bersaglieri, mi ha riferito che
Golfredo girava con la pistola in tasca ed era pronto ad uccidere il vecchio
Santospirito, se l’avesse incontrato. E inoltre mi disse che il suo amico era
turbato dal tanto sangue versato per la vittoria sul secolare nemico.
Pronunciava parole che non avrebbe mai detto mesi avanti, gli sembrava che
tutto fosse stato inutile e gli tornavano avanti agli occhi i volti dei
compagni caduti e quelli dei nemici uccisi nelle tante battaglie a cui aveva
preso parte. Tre settimane orsono la Teresa Navarrini
non si presentò al lavoro, i due s’erano rifugiati in Villa Biancospino di cui
Golfredo aveva ottenuto l’accesso corrompendo i servi che aveva poi allontanato
versando loro tutto il denaro che gli rimaneva nelle tasche. I due scomparvero
dal mondo sino al giorno in cui gli amici di Golfredo iniziarono le ricerche. E
fu scoperto il tragico gesto dei giovani
amanti. Accanto ai cadaveri solo un foglietto con queste parole: “seppelliteci
l’uno accanto all’altra, quello che non è stato possibile in vita lo sia nella
morte”. La richiesta è stata esaudita ed oggi Teresa riposa nella tomba di
famiglia dei Santospirito, accanto a Golfredo. Il vecchio conte ha dato il suo
consenso, ma ha lasciato la capitale e già vive solitario nelle sue terre del
nostro meridione. Non ho altro da aggiungere ed ogni mia altra considerazione
sarebbe fuori luogo. Ma, vista la stima da lei più volte espressa nei confronti
miei e del mio operato, mi sia consentito d’esprimere qui un certo smarrimento
che provo in questa serata di dolce primavera in cui la vita sembra
risvegliarsi dopo il lungo inverno che ci lasciamo alle spalle. Perché, mi
chiedo, tanto sciupio d’amore? Mi viene da pensare che, purtroppo, le tante
ferite di questa recente guerra, foriera di cambiamenti prodigiosi per la cara
Italia, faranno fatica a chiudersi. Forse la storia di Golfredo e Teresa ne è
la prova. Con rispetto e stima.-
Il vecchio commissario osservò la linea del
mare e mi parve ascoltare il respiro del tempo.
Pourville-sur-Mer
15/8/2001
Stefano Viaggio
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