venerdì 8 agosto 2014

The storm

Le squadre speciali della polizia fronteggiavano gli anarchici per le strade della città deserta e impaurita, più lontano un grande corteo di manifestanti si snodava e a tratti veniva assalito dagli anar­chici e dalla polizia. Allora la folla sbandava e tanti giovani che non conoscevano la città si perdevano nei vicoli stretti. Molti, senza alcuna esperienza di lotta, erano atterriti e spesso cadevano nelle mani degli agenti che li picchiavano. Alcuni reagivano e combattevano armati di pietre. Pochi avevano alle spalle la memoria della lotta di strada, altri si difendevano e attaccavano con l’ingenuità di chi scopre per la prima volta un gesto nuovo. I feriti erano molti, erano gente venuta con la voglia di manifestare in pace contro la grande ingiustizia del tempo. Lui no, lui aveva memoria e cinquant’anni. Era partito per la città convinto di dover fare ancora qualcosa. Lei aveva vent’anni. Come in un vecchio film non si dissero i loro nomi, inseguiti dagli agenti mascherati entrarono in un vecchio palazzo e corsero su per le strette scale di quel luogo deserto. Trovarono una porta stranamente aperta ed entraro­no nell’appartamento vuoto, lei era spaventata e sempre più bella, lui aveva vissuto altre battaglie. Pensava che nella sua vita accadeva qualcosa e la noia era finita. Si abbracciarono e scivolarono sul pavimento, liberarono i loro corpi dai panni umidi di sudore. E durante il loro amore la battaglia si accese dura nei vicoli sottostanti. L’a­ppartamento che in un primo tempo era sembrato del tutto privo di mobili e oggetti, rivelò invece brandelli di una vita famigliare in via di trasloco. C’era un televisore e i due sconosciuti amanti sedettero sul pavimento a guardare la battaglia. Riconobbero le strade che avevano percorso fuggendo, si abbracciarono e restarono così a guardare anarchici e agenti, pacifisti e cronisti e il grande corteo che continuava a sfilare e il fuoco e la distruzio­ne inutile e le facce di chi rimaneva asserragliato nel castello con il Capociurma che parlava e il Capocontabile che balbettava. Per due volte ancora si amarono, poi sollevavano gli occhi e guardavano gli avvenimenti  scorrere crudeli sotto il cielo. A un tratto riconobbero la strada e il palazzo in cui erano entrati. Allora la ragazza andò alla finestra e si affacciò a guardare, vide un gruppo di anarchici che urlavano e poi fuggivano davanti a un’autoblindo. Si volse verso il suo sconosciuto compagno e lo vide seduto con le gambe incrociate come un indiano: guardava così il televisore, teneva entrambe le  braccia strette contro il petto. Nello monitor apparve un’immagine traballante, era la facciata del palazzo e c’era anche lei, nuda a guardare dalla finestra. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma non disse nulla, era affascinata dalla figura che sedeva in quel modo al centro della stanza. Poi venne la notte e i rumori della battaglia s’allontana­rono da quella parte della città. Allora si vestirono e scesero in strada, camminavano guardinghi e silenziosi  tenendosi per mano. Una sirena urlò nella grande strada deserta e una folla li travolse.  Fu così che le loro mani si sciolsero e  mai più si trovarono.
Aosta 24/7/2001                           
Stefano Viaggio

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