mercoledì 16 luglio 2014

Le previsioni del tempo

Era tornato da un lungo giro d'affari nelle più importanti città d'Europa e ora sedeva nello studio, in casa non c'era nessuno. Sua moglie era andata in ufficio e i due figli, l'avevano salutato in fretta per raggiungere l'università.
Osservò i mobili, gli oggetti, i quadri, le sue pipe e i libri allineati negli scaffali, le penne e le matite, i tappeti...Gli sembrò di non riconoscere niente, di trovarsi in un luogo estraneo. Ma la sensazione, non nuova ogni volta che tornava da un viaggio, si dissolse per trasformarsi in un senso di strana quiete: era come se non fosse mai partito. Le cose infatti erano al medesimo posto di come le aveva lasciate. Gli sembrò impossibile che in due mesi non fosse accaduto niente in quella stanza. Eppure lui era stato lontano, aveva incontrato persone, visto luoghi nuovi, aveva mangiato e bevuto, dormito in alberghi mai conosciuti prima di allora, aveva guadagnato dei soldi.
Forse era il silenzio della casa e l'assenza delle persone più care che gli facevano pensare di non aver vissuto.  Si sollevò dalla poltrona e camminò nella stanza, si avvicinò ai quadri e osservò uno ad uno quei paesaggi alpini che piacevano tanto a sua moglie e invece a lui non dicevano niente, guardò le pipe, ma non ne prese in mano neanche una per paura di spostarle, per evitare che la sensazione sparisse di colpo e non potesse capire. Passò davanti ai libri. Si, era proprio così, nessuno durante la sua assenza aveva toccato quei libri, li aveva presi tra le mani, sfogliati, nessuno aveva avuto la curiosità di sapere cosa c'era scritto su quelle pagine. E questo fatto gli provocò un dolore, come una puntura di spina nel cuore. Poi guardò l'orologio appeso alla parete e si accorse che era fermo. Possibile che la piccola macchina così precisa si fosse fermata proprio nel momento in cui aveva lasciato la stanza e aveva afferrato le valige per uscire di casa? Non ricordava bene l'ora della  partenza due mesi prima e neanche il giorno, ma gli sembrò che fosse attorno alle undici del mattino. Sollevò il polso per controllare l'orologio che gli aveva regalato sua moglie per i venticinque anni di matrimonio e si accorse che erano le undici meno dieci. Ebbe la strana idea che fra dieci minuti l'orologio a muro avrebbe ripreso a funzionare...Scosse la testa mentre una leggera fitta allo stomaco lo avvertiva che il terrore s'impadroniva di lui. Allora andò alla finestra e guardò fuori:  il viale era deserto, non passava nessuno e nemmeno una macchina era parcheggiata lungo i marciapiedi. Gli alberi ancora non avevano messo le foglie perché l'inverno nella città era lungo. Eppure lui era stato lontano. Ne era certo, sarebbe bastato uscire dalla stanza e passare in camera da letto dove c'erano ancora due valige da disfare. Fece per muoversi in direzione della porta, ma ebbe paura e restò immobile. Poi si ricordò di qualcosa. Sollevò ancora la mano destra  e si accorse che la sua pelle era diversa. Per la prima volta nella vita se ne accorgeva. Stava bene, la salute non gli aveva mai dato preoccupazioni e durante il suo viaggio non aveva avuto alcun disturbo; le paure che lo assalivano ora, dinnanzi a quella strana sensazione, non le aveva mai provate. Avvicinò agli occhi la sua mano destra e guardò bene la pelle e le vene e le unghie e infine il palmo della mano con le linee della vita e della morte. Non s'era mai fatto leggere la mano e non credeva in quelle cose. Ma ora la sua mano gli pareva diversa. Si volse verso lo specchio e la sua immagine riflessa gli parve quella di sempre: no, non c'era alcun cambiamento. Forse solo un po' di stanchezza, certo, per i continui cambiamenti d'aereo. Il suo volto era invecchiato? Possibile che in due mesi fosse sensibilmente invecchiato, trasformato, forse appesantito, mentre tutto in quella stanza restava immobile? Non c'era polvere sulle cose e nemmeno i consueti lavori domestici avevano smosso gli oggetti come di solito accadeva, anche di poco, ogni giorno, ogni fine settimana. Tutto rimaneva com'era per due mesi e lui invece invecchiava e di colpo, ora soltanto, se ne rendeva conto? Eppure il tempo era trascorso. Si avvicinò nuovamente alla scrivania e prese tra le mani il giornale, lesse le notizie, lo aprì, provò a sfogliarlo e trasse un sospiro, questa volta di sollievo. Grazie al cielo il tempo era passato! Si, c'erano notizie nuove su persone e cose che  conosceva bene, guardò fra i necrologi per scoprire se ci fossero defunti tra i conoscenti. No, non era morto nessuno. E questo fatto quasi lo disturbò. Poi si accorse che al posto delle previsioni del tempo c'era un piccolo annuncio. Diceva che quel giorno per motivi tecnici non erano riusciti a pubblicare la consueta rubrica, ecc, ecc. Non avrebbe saputo che tempo era previsto per l'indomani. Era abituato ormai a guardare le previsioni in televisione, a leggerle ogni giorno sul giornale, a collegarsi su internet nel suo ufficio o in casa, per la strada...Ma sul giornale di oggi non c'erano previsioni. Poco male, l'avrebbe seguite ugualmente. E se anche la televisione o il computer si fossero rifiutati di dirgli se l'indomani il tempo era brutto o era bello? Impossibile. Pensò di collegarsi, di accendere la televisione, ma questo l'avrebbe obbligato ad uscire dalla stanza e rompere l'incantesimo nel quale gli sembrava d'essere immerso e che lentamente si trasformava in una sensazione gradevole. Si guardò di nuovo intorno poi lentamente si avvicinò alla poltrona e sedette, sorrise e pensò che il tempo era veramente passato, ma lui non se n'era accorto. Solo ora ne aveva la precisa coscienza, e tutto ciò non gli era mai capitato nella vita. Prima di allora era stato come se non si fosse mai accorto di vivere e quelle rughe sul volto, la pelle più secca delle mani, gli occhi leggermente infossati, gli dicevano che doveva prepararsi ad attendere un giorno che si augurò assai lontano, ma che di certo sarebbe giunto. E insieme a questo pensiero, che sembrava grande e profondo, che lo legava al passato e al futuro, che gli faceva desiderare la presenza di sua moglie e dei figli accanto a se, gli venne in mente che in fondo quella delle previsioni del tempo era una mania, una specie di vizio di cui non s'era mai accorto e che lo privava di un piacere che aveva avuto sin da ragazzo. Lo definì con una sola parola: curiosità. Doveva smetterla con le previsioni del tempo.
Praulin 20-2-2004
Stefano Viaggio

Nessun commento:

Posta un commento