Buongiorno signor Commissario, posso? Si, mi siedo qui… Grazie.
La mia è una confessione. Sono venuto a confessare, appunto, un delitto. Questa
mattina alle ore otto e trenta sono mi sono recato nella villa del regista
Albert Legrand e l'ho ucciso con un colpo di pistola alla nuca…Non provo sensi
di colpa e non voglio sottrarmi alla giustizia. Perché mi guarda così…Commissario
non dica niente: lei è molto giovane e io sono vecchio. Quanti? Settantatre: sono nato nel
millenovecentotrentadue e molto
lontano da qui. Che bel sole
c'è oggi e guardi il mare. Mi scusi... Perché ho
commesso un delitto? Dovrà ascoltarmi
con attenzione...Non sono sicuro di spiegare tutto quello che è successo in questi ultimi due anni…e anche prima...prima
che lei nascesse, signor Commissario. Albert Legrand era una persona
molto nota e il mio delitto farà muovere la stampa e la
televisione di mezzo mondo. E in fondo, a me va bene. Molto bene. Fra poco i
giornalisti si precipiteranno nella
villa e troveranno il suo cadavere. Un
colpo di pistola alla nuca: è
un'esecuzione. Non lo nego… Questa è
l'arma del delitto. Posso posarla qui?
Oppure...No. No, tenga pure con le dovute attenzioni…Ho usato un’arnese
del genere una sola volta nella vita…Dicevo: un esecuzione. Si. Ho eseguito una
condanna a morte. Stia tranquillo: sono io che l'ho pronunciata, ho fatto tutto
da solo. Vede, signor Commissario, il
mio un mestiere particolare. Restauro pellicole
cinematografiche. Perchè inizio questa storia dal
mio lavoro? No, non è un fatto tecnico.
Sono nato in un
villaggio che non esiste più da molti anni, anzi, è scomparso dalla carta geografica. Quelli
che ci abitavano vennero uccisi. Tutti. Lei, ha mai
visto uccidere cinquemila persone? No.
Non ha mai visto uccidere cinquemila persone.
No. Non sono pazzo. E' accaduto. Era il millenovecentoquarantuno.
Faccia il conto degli anni, signor Commissario. Allora avevo nove anni e dei cinquemila miei compaesani mi salvai solo io. Li vidi
morire tutti. Lei mi capisce signor
Commissario, comincia a inquadrare
la situazione? Certamente ha
sentito parlare dei campi di sterminio, delle camere a gas, dei forni. Ha mai
parlato con una persona che a dieci anni ha imparato cosa vuol
dire trovarsi all'improvviso nel deserto? Ho una buona memoria. Ricordo
molto bene mia madre e ricordo le mie tre sorelle maggiori e le loro trecce. Mi
divertivo a tirarle quelle trecce. E mio nonno. Il cavallo di mio nonno era
grande, alto. Io sognavo di salirci sopra. E ci sono riuscito. Era bello
guardare il mondo dall'alto di quel cavallo. Uccisero anche il cavallo. Nel
villaggio non doveva rimanere più
nessuno. Zero. Via. Tabula rasa. Noi
avevamo crocifisso Gesù Cristo.
Ha mai sentito parlare di questa storia?
E' una
vecchia storia, signor Commissario! E oggi si
fatica a pensare che ci fosse
gente che ci credeva. Oggi anche il Papa...Ma allora, no! Altre volte i nostri
vicini cristiani erano venuti con falci
e asce. Ma poi, tutto era ricominciato. Nel nostro villaggio erano vent'anni
che non succedeva più niente e noi
evitavamo di passare per quello che
stava oltre il bosco, a una trentina di chilometri. Quelli di laggiù
ci odiavano sul serio. E tiravano la merda e le pietre contro i nostri preti. I
rabbini? Si…il cappottone nero e i
riccioli. Con il cappello grande, floscio. Li ha mai visti, signor Commissario? No? Non ha mai visto un
rabbino...Ha ragione. Mi scusi. Cercherò di venire al sodo. Come dice?
Le interessa il mio villaggio? Anche se ho una
buona memoria, ero pur sempre un bambino: mi ricordo del fabbro,
si, il maniscalco; sono mestieri che oggi non esistono più. E
del falegname. Ricordo quel falegname, mi regalava pezzetti
di legno per costruirci i
pupazzi e giocare. E cos'altro? Ah,
si. D'estate, quando la
neve si scioglieva c'era molto fango
per le strade. Allora l'asfalto non sapevamo nemmeno... Anche quel
giorno c'era molto fango. Quale giorno?
Non posso ricordare il giorno preciso,
credo che fosse di luglio. L'aria era
tiepida, ricordo. Si, signor
Commissario, se ha pazienza prendiamo un
libro di
storia e verifichiamo la data
precisa. Ma non credo che il numero di
un giorno sia importante per lei. Forse per me! Non crede? Ora immagini un
soldato. Veramente non era un soldato...Un tenente, si, i gradi
erano quelli. Ci ho pensato tanto…Un
tenente che prende un bambino per un braccio, delicatamente. Delicatamente…E
porta questo bambino sull'orlo di una
fossa. E' sui trent'anni. Dirige. Il massacro della gente del mio villaggio? Ho
capito, lei comincia a inquadrare la situazione…Dirige un film. Non
ci crede, signor Commissario? Ora le
spiego: quando loro vennero a prenderci radunarono tutta
la gente sulla piazza principale…intanto avevano bruciato la Sinagoga...I
rabbini piangevano e loro calpestavano i rotoli. I Rotoli! Lei
è religioso signor Commissario? Non troppo. Ma suo padre e sua madre sono cristiani. E'
fortunato ad avere i genitori ancora in vita…Allora immagini suo padre,
sua madre, sua nonna, che vedono il
crocifisso ridotto in mille pezzettini e
gettato in una pozzanghera e poi coperto di sterco. Loro facevano così dei
nostri rotoli. L'Antico Testamento...La Legge !...Eravamo rimasti? Ah, si: a quando ci radunarono al centro del
villaggio. C'era un ucraino che urlava. Disse che avremmo dovuto
trasferirci in un posto poco distante, a
lavorare per coloro che ci liberavano dai
russi. E dai comunisti. Diceva
che c'era un campo dove avremmo
potuto stare. Allora ci mettemmo in marcia, tutti in colonna. Mia sorella
maggiore mi teneva per mano, mio nonno
lo sorreggevano a braccia due studenti
della scuola rabbinica. No...No. Guardi,
non sto inventando niente. Tutto questo era stato…come dire?
Cancellato dalla mia memoria. Poi è riapparso. A un
certo punto separarono gli uomini dalle donne e i bambini, a noi
ordinarono di sedere su un campo di grano che era stato mietuto da
pochi giorni. Portarono via gli
uomini, anche mio nonno. E io non
compresi il perché le donne e la
ragazze più grandi si mettessero a
piangere. Non ricordo urli. No. Solo il
pianto e il silenzio di quel cielo
azzurro sulle nostre teste. E loro ci guardavano indifferenti. Si
limitavano a tenerci sotto il tiro
dei fucili. Mi scusi? Ha ragione:
qui fa troppo caldo. Si udivano in
lontananza rumori. Colpi? Si, era la mitragliatrice. Poi giunse
un camion e c'era quello che dava gli ordini. Il regista. Cominciò a urlare e dava del cretino a un sergente. Quando si calmò ordinò ad un
soldato che aveva una cinepresa di
filmarci, noi stavamo seduti in quel campo di
grano. I colpi lontani cessarono, fu allora che ci
ordinarono di alzarci, ricordo che mia madre
mi prese per mano e accostando il suo
corpo al mio, cercò di chiudermi
gli occhi. Quello che aveva detto di filmarci
salì su un camion e se ne andò
avanti, noi camminammo per un chilometro. Forse. Tutti gli uomini erano
dentro una grande fossa, tutti morti signor Commissario. Ora toccava alle donne
e ai bambini. E così fu. Ma c'è un particolare: tutto veniva filmato. Ora le spiego. Avevano piazzato la
cinepresa in cima di una montagnola e
facevano avvicinare le donne a
gruppi di dieci. Mi scusi: un altro particolare. Prima le facevano spogliare,
avevano fatto così anche con gli uomini. Nel gran mucchio di vestiti, mi viene
in mente ora… cercavo il cappello di mio nonno e la sciarpa di mio padre. Mentre attendevano il turno, le donne pregavano. Mia madre si
stringeva attorno le sue figlie e mi chiudeva gli occhi. Ma a un
certo punto quello che dava gli ordini al soldato della cinepresa venne verso di noi e disse a mia madre di
dargli il bambino. Cioè io. Credo che in quel momento mamma pensò che mi sarei
salvato. Ed ebbe ragione. Il regista aveva bisogno di una comparsa. Una
comparsa? Si, ha capito bene signor Commissario. E per questo mi misero davanti
a un'altra macchina da presa.
Cioè, le spiego. Io davo le spalle a una seconda macchina da presa, mi capisce?
Un set quasi professionale. Le donne venivano avanti e loro mitragliavano. E
io fungevo da quinta per un controcampo, era una scelta
artistica. L'idea di quel signore in
divisa era che io avrei visto
le donne, mia madre, le mie sorelle morire mentre una
voce, lo speaker del cinegiornale
avrebbe detto: "un bambino ariano assiste alla liberazione
della sua terra". Lui voleva realizzare questo. Mi
comprende, signor Commissario? Ma a un certo punto quel signore salì sulla
montagnola a dare ordini al primo operatore. E fu l'errore del
regista che, poi, non era un gran regista: quando si fanno quelle cose
non bisogna apparire, si
sta dietro la macchina da presa, e basta! E lui commise questo errore. Ma ne commise un altro: quando tutto finì,
dopo che
mia madre e le mie sorelle caddero nella fossa. Prima erano cadute mia
nonna e le mie zie...Dicevo, quando tutto finì, quel signore
venne da me e mi prese per un
braccio, mi portò sull'orlo della fossa senza preoccuparsi se l'altra
cinepresa, la mia, continuava o no a filmare e tirò fuori la pistola. Me la
puntò alla tempia. Io mi volsi e lo
guardai, avevo dieci anni, lui mi disse nella
nostra lingua, chissà come mai conosceva l'yddish, che ero stato un buon attore
e meritavo un premio. Ti uccideremo dopo. Disse
così Signor Commissario. Però mi
dimenticarono. Non so perché, non l'ho
mai saputo, ma dimenticarono di uccidermi. E mi ritrovai solo, a molti
chilometri da quella fossa e dal mio villaggio; ricordo come ora che
c'erano tante stelle nel cielo e un gran profumo di
campagna attorno a me. Sentivo i rumori della notte, gli uccelli, i
grilli, e allora, fu allora che
dimenticai tutto quello che avevo visto.
Per la verità, signor Commissario, non
dimenticai: nascosi. Ecco quello che mi capitò. Ci ho pensato a lungo.
Nascondere una cosa del genere
è possibile! Ma per quanto e
perché? Sono domande legittime, lei se
le porrà e anche l'opinione pubblica,
quando leggerà la storia del mio delitto. Quanto? Sino al momento
in cui ho rivisto
il film. Perchè? Per sposarmi,
fare una vita come tutti,
avere un figlio. Anna non ha mai saputo...E' morta cinque anni fa. E mio figlio in questo
momento sta leggendo una lettera: vive all'estero, è molto preso dal
suo lavoro. E' un uomo d'affari e ci vediamo solo due volte all'anno. Io sono
molto orgoglioso di mio figlio. Fui raccolto da una contadina
che mi tenne con se, non tutti ci
odiavano da quelle parti. E dopo la guerra me ne andai
via. Che vuole? Ero cresciuto e potei approfittare di alcune circostanze. Lei non può nemmeno
immaginare cos'era l'Europa in quei mesi, gente che andava e
veniva...Eserciti...Ho studiato da autodidatta e a vent'anni mi sono iscritto a
un corso
di cinematografia. Ho fatto il
montatore cinematografico, forse lei
avrà letto il mio nome in coda a
documentari sull'industria e su
grandi opere d'arte.
Ho studiato anche un po' di chimica e
mi sono specializzato nel
restauro delle vecchie pellicole. Nessuno lo sa, ma ci sono veri e propri
tesori nascosti nei cassetti... Ho fatto una
vita normale, ad Anna avevo detto che i miei genitori erano morti durante un bombardamento. Poi
Anna è morta e io sono andato in
pensione. Ma non ho smesso di lavorare, mi chiamano ancora ed è per questo
che ho incontrato il signor Legrand. No, non mi ha
chiamato lui. L'ho riconosciuto. Era il giovane
ufficiale che dirigeva il film. Proprio lui. Pensi un po'...Solo
uno spezzone, pochi metri. Si e' salvato!
E'... in questa scatola. Potrà vederlo
anche lei, non è uno spettacolo edificante per l'umanità. Ci sono io di quinta che guardo i miei
parenti mentre vengono mitragliati.
Cadono nella fossa e i soldati
scendono a disporli ben bene: a lavoro
ultimato dev'esserci posto per tutti. E c'è Legrand che mi
prende per un braccio e mi porta sull'orlo della fossa, estrae
la pistola e mi fa grazia della vita. Potrà vedere tutto…signor Commissario. E confronti quel
signore con queste fotografie di Legrand
in Argentina. E' proprio lui...E osservi queste
di Legrand sul set di un film
girato laggiù, nel millenovecentoquarantasette.
Stia tranquillo! Non avrei ucciso
un uomo se non fossi sicuro che...In questa busta c'è la
documentazione completa su Legrand, il
regista che ha sfiorato per ben due volte
l'Oscar! Lei li ha visti i film di Legrand? No? Non li ha visti. Mi scusi, ma lei non va mai al cinema? Non va
mai al cinema. Ho capito…Mi deve
scusare...Abbia pazienza. E
mi sono chiesto per lungo
tempo cosa dovessi
fare...In fondo, lui, Legrand, non dava mica gli ordini di sparare,
dirigeva solo un film che poi fu distrutto. Mi aveva anche salvato la vita. Ci
ho pensato per due anni, da quando mi
hanno portato questo pezzo di
pellicola. Comprato, s'immagini! Su un
mercato di robivecchi in California.
Pensi un po'! In California...Quelli che avevano visto cosa c'era dentro
avevano capito e s'erano messi paura. Sa,
signor Commissario, la gente non ama mischiarsi in cose come queste.
E' gente che viaggia molto. Intellettuali, ma...E se poi qualcuno
viene a sapere? E' meglio evitare
i pasticci. Mi hanno lasciato il
film: pochi minuti di girato. E quello che si era
nascosto è tornato vivo in me. Forse è un bene, Dio mi perdoni per quello che dico, che Anna sia già morta e mio figlio...L'abbiamo educato bene il nostro
ragazzo. Avrei potuto farci molte cose
con questo, anche dei soldi.
Molti! Ricattando Legrand. Un idea, non
le pare? Lo sa come si rifugiò in Argentina? Furono i preti, in Francia.
Si nascose in un convento il regista di "Il fiore e il
prato", c'è tutto là dentro. Può leggere le critiche..."Il fiore e
il prato" è un
bel film. Un grande film di montaggio!
E mi è dispiaciuto
quando hanno preferito
l'altro. Sinceramente. E'
avvenuto sei mesi
fa...I giornali ne hanno parlato.
Ha letto? Legrand era vecchio e avrebbe coronato bene la
carriera prima di morire. Il
vero nome di Legrand? Klaus
Shultz, comunissimo in
Germania. Prima della
guerra aveva frequentato una
scuola di cinema. Il
nuovo cinema della nuova Europa judenfrai! Dicevano così. Ci ho pensato molto, cosa
dovevo fare? Lasciarlo vivere? No. E allora sono andato a trovarlo. Debbo dire
che mi hanno facilitato l'esperienza, i
contatti, le amicizie che mi hanno permesso
di poter avvicinare questo grande regista. Legrand cosa ha fatto? Mi
ha sorpreso. Quando gli ho mostrato un fotogramma del film,
ha detto soltanto: "Norman, quell'imbecille. Non ha distrutto
tutto." Non so chi sia Norman,
forse è morto da anni. E un nome, non aiuta. Avevo già estratto la pistola e
lui mi ha guardato, forse si
aspettava di poter parlare.
Per capire, contrattare,
spiegare. Ma invece gli ho detto di inginocchiarsi. Vedrà, signor Commissario, le ragazze stanno in
ginocchio...Lui ha obbedito.
Aosta 4-7-1997
Stefano
Viaggio
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