mercoledì 16 luglio 2014

Controcampo 1941

Buongiorno signor  Commissario, posso? Si, mi siedo qui… Grazie. La mia è una confessione. Sono venuto a confessare, appunto, un delitto. Questa mattina alle ore otto e  trenta  sono mi sono recato nella villa del regista Albert Legrand e l'ho ucciso  con  un colpo di pistola alla nuca…Non provo sensi di colpa e non voglio sottrarmi alla giustizia. Perché mi guarda così…Commissario non dica niente: lei è molto giovane e io sono vecchio. Quanti?  Settantatre: sono nato  nel  millenovecentotrentadue  e  molto  lontano  da qui. Che bel  sole  c'è  oggi  e guardi il mare. Mi scusi... Perché ho commesso un delitto? Dovrà  ascoltarmi con attenzione...Non sono sicuro di spiegare tutto quello che   è successo in  questi ultimi due anni…e anche prima...prima che lei nascesse, signor Commissario. Albert Legrand era una  persona  molto nota  e  il mio delitto farà muovere la stampa e la televisione di mezzo mondo. E in fondo, a me va bene. Molto bene. Fra poco i giornalisti  si precipiteranno nella villa e troveranno il suo cadavere. Un  colpo di  pistola alla nuca: è un'esecuzione. Non lo nego… Questa  è l'arma del delitto. Posso posarla qui?  Oppure...No. No, tenga pure con le dovute attenzioni…Ho usato un’arnese del genere una sola volta nella vita…Dicevo: un esecuzione. Si. Ho eseguito una condanna a morte. Stia tranquillo: sono io che l'ho pronunciata, ho fatto tutto da solo. Vede,  signor Commissario, il mio un mestiere particolare. Restauro pellicole  cinematografiche. Perchè inizio questa storia  dal  mio lavoro?  No, non è un fatto tecnico. Sono  nato  in  un villaggio che non esiste più da molti anni, anzi, è  scomparso dalla carta geografica.  Quelli  che ci abitavano vennero uccisi. Tutti. Lei,  ha  mai visto  uccidere cinquemila persone? No. Non ha mai visto  uccidere cinquemila persone. No. Non  sono pazzo. E'  accaduto. Era il millenovecentoquarantuno. Faccia il conto degli anni, signor Commissario. Allora avevo nove anni e dei cinquemila  miei compaesani mi salvai solo io. Li vidi morire tutti. Lei mi  capisce  signor  Commissario,  comincia a  inquadrare  la  situazione? Certamente ha sentito parlare dei campi di sterminio, delle camere a gas, dei forni. Ha mai parlato con  una persona  che a dieci anni ha imparato cosa  vuol  dire trovarsi all'improvviso nel deserto? Ho una buona memoria. Ricordo molto bene mia madre e ricordo le mie tre sorelle maggiori e le loro trecce. Mi divertivo a tirarle quelle trecce. E mio nonno. Il cavallo di mio nonno era grande, alto. Io sognavo di salirci sopra. E ci sono riuscito. Era bello guardare il mondo dall'alto di quel cavallo. Uccisero anche il cavallo. Nel villaggio non doveva  rimanere più nessuno. Zero. Via. Tabula rasa. Noi  avevamo crocifisso  Gesù Cristo. Ha mai sentito parlare di questa  storia? E'  una  vecchia storia, signor Commissario! E oggi  si  fatica  a pensare che ci fosse gente che ci credeva. Oggi anche il Papa...Ma allora, no! Altre volte i nostri vicini cristiani erano  venuti con falci e asce. Ma poi, tutto era ricominciato. Nel nostro villaggio erano  vent'anni  che non succedeva più  niente  e  noi evitavamo  di passare per quello che stava oltre il bosco,  a  una trentina di chilometri. Quelli di laggiù ci odiavano sul serio. E tiravano la merda e le pietre contro i nostri preti. I rabbini? Si…il  cappottone nero e i riccioli. Con il cappello grande, floscio. Li ha mai visti,  signor Commissario? No? Non ha mai visto un rabbino...Ha ragione. Mi scusi. Cercherò di venire al sodo. Come  dice?  Le interessa il mio villaggio? Anche se ho  una  buona memoria, ero pur sempre un bambino: mi ricordo del fabbro, si,  il maniscalco;  sono mestieri che oggi non esistono più. E del  falegname.  Ricordo quel falegname, mi regalava pezzetti di legno  per costruirci  i  pupazzi e giocare. E cos'altro? Ah,  si.  D'estate, quando  la  neve si scioglieva c'era molto fango  per  le  strade. Allora  l'asfalto non sapevamo nemmeno... Anche quel giorno  c'era molto fango. Quale giorno? Non posso ricordare il giorno  preciso, credo  che fosse di luglio. L'aria era tiepida, ricordo.  Si, signor Commissario, se ha pazienza prendiamo  un libro  di  storia e verifichiamo la  data precisa.  Ma non credo che il numero di un giorno  sia  importante per  lei. Forse per me! Non crede? Ora immagini un soldato.  Veramente  non era un soldato...Un tenente, si, i gradi erano  quelli. Ci ho pensato tanto…Un tenente che prende un bambino per un braccio, delicatamente. Delicatamente…E porta  questo bambino sull'orlo di una fossa. E'  sui  trent'anni. Dirige.  Il massacro della gente del mio villaggio? Ho capito, lei comincia a inquadrare la situazione…Dirige un film. Non ci crede, signor Commissario?  Ora le spiego: quando loro vennero a prenderci radunarono  tutta  la gente sulla piazza principale…intanto avevano bruciato la Sinagoga...I rabbini piangevano e loro calpestavano i rotoli. I  Rotoli! Lei  è religioso signor Commissario? Non troppo. Ma suo  padre e sua madre sono cristiani. E' fortunato ad avere i genitori ancora in vita…Allora immagini suo padre, sua  madre, sua nonna, che vedono il crocifisso ridotto in mille pezzettini  e gettato in una pozzanghera e poi coperto di sterco. Loro facevano così dei nostri rotoli. L'Antico Testamento...La Legge!...Eravamo rimasti?  Ah, si: a quando ci radunarono al centro del villaggio. C'era un ucraino che urlava. Disse che avremmo dovuto trasferirci  in un posto poco distante, a lavorare per coloro che ci liberavano dai  russi. E dai  comunisti.  Diceva  che c'era un campo  dove avremmo potuto stare. Allora ci mettemmo in marcia, tutti in colonna. Mia sorella maggiore  mi teneva per mano, mio nonno lo sorreggevano a  braccia due  studenti  della scuola rabbinica. No...No. Guardi,  non  sto inventando  niente. Tutto questo era stato…come dire? Cancellato dalla  mia  memoria. Poi è riapparso. A  un  certo punto separarono gli uomini dalle donne e i bambini, a noi ordinarono di  sedere  su un campo di grano che era stato mietuto  da  pochi giorni.  Portarono via gli uomini, anche mio nonno. E io non  compresi  il perché le donne e la ragazze più grandi si mettessero  a piangere.  Non ricordo urli. No. Solo il pianto e il silenzio  di quel cielo azzurro sulle nostre teste. E loro ci guardavano indifferenti.  Si  limitavano a tenerci sotto il tiro  dei fucili.  Mi scusi? Ha ragione: qui fa troppo caldo. Si udivano in  lontananza  rumori.  Colpi? Si, era la mitragliatrice.  Poi giunse  un camion e c'era quello che dava gli ordini. Il regista. Cominciò  a urlare e dava del cretino a un  sergente. Quando si calmò ordinò ad un soldato che aveva una cinepresa  di filmarci, noi stavamo seduti in quel campo di  grano.  I colpi  lontani cessarono, fu allora che ci ordinarono di  alzarci, ricordo che mia madre mi prese per mano e accostando il suo  corpo al  mio, cercò di chiudermi gli occhi. Quello che aveva  detto  di filmarci  salì su un camion e  se ne andò avanti, noi camminammo  per  un chilometro. Forse. Tutti gli uomini erano dentro una grande fossa, tutti morti signor Commissario. Ora toccava alle donne e ai bambini. E così fu. Ma c'è un particolare: tutto veniva  filmato. Ora le spiego. Avevano piazzato la cinepresa in cima di una montagnola e  facevano  avvicinare le donne a gruppi di dieci. Mi scusi: un altro particolare. Prima le facevano spogliare, avevano fatto così anche con gli uomini. Nel gran mucchio di vestiti, mi viene in mente ora… cercavo il cappello di mio nonno e la sciarpa di mio padre.  Mentre attendevano  il turno, le donne pregavano. Mia madre  si  stringeva attorno  le  sue figlie e mi chiudeva gli occhi. Ma  a un  certo punto quello che dava gli ordini al soldato della cinepresa  venne verso di noi e disse a mia madre di dargli il bambino. Cioè io. Credo che in quel momento mamma pensò che mi sarei salvato. Ed ebbe ragione. Il regista aveva bisogno di una comparsa. Una comparsa? Si, ha capito bene signor Commissario. E per questo mi misero  davanti  a un'altra  macchina da presa. Cioè, le spiego. Io  davo le spalle  a una seconda macchina da presa, mi capisce? Un set quasi professionale. Le donne venivano avanti e loro mitragliavano. E io  fungevo da  quinta per un controcampo, era una scelta artistica. L'idea di  quel signore  in  divisa era che io avrei visto  le  donne,  mia madre, le mie sorelle morire mentre una voce, lo  speaker del cinegiornale avrebbe detto: "un bambino ariano assiste alla  liberazione  della sua terra". Lui voleva realizzare questo.  Mi  comprende, signor Commissario? Ma a un certo punto quel signore  salì sulla  montagnola a dare ordini al primo operatore. E fu  l'errore del  regista che, poi, non era  un  gran regista: quando si fanno quelle cose non  bisogna  apparire, si  sta dietro la macchina da presa, e basta! E lui commise  questo errore.  Ma ne commise un altro: quando tutto finì, dopo  che  mia madre e le mie sorelle caddero nella fossa. Prima erano cadute mia nonna e le mie zie...Dicevo, quando tutto finì, quel  signore  venne da  me e mi prese per un braccio, mi portò sull'orlo  della  fossa senza preoccuparsi se l'altra cinepresa, la mia, continuava o no a filmare e tirò fuori la pistola. Me la puntò alla tempia. Io mi volsi  e lo guardai, avevo dieci anni, lui mi disse nella  nostra lingua, chissà come mai conosceva l'yddish, che ero stato un  buon attore  e  meritavo  un premio. Ti uccideremo  dopo. Disse  così  Signor Commissario. Però mi dimenticarono. Non so perché, non l'ho  mai saputo, ma dimenticarono di uccidermi. E mi ritrovai solo, a molti chilometri da quella fossa e dal mio villaggio; ricordo come  ora che  c'erano tante stelle nel cielo e un gran profumo  di  campagna attorno a me. Sentivo i rumori della notte, gli uccelli, i grilli, e  allora, fu allora che dimenticai tutto quello che avevo  visto. Per  la verità, signor Commissario, non dimenticai: nascosi.  Ecco quello  che mi capitò. Ci ho pensato a lungo. Nascondere una  cosa del  genere  è  possibile! Ma per quanto e perché?  Sono  domande legittime,  lei  se le porrà e anche l'opinione pubblica,  quando leggerà la storia del mio delitto. Quanto? Sino al momento in  cui ho  rivisto  il  film. Perchè? Per sposarmi, fare una  vita  come tutti,  avere un figlio. Anna non ha mai saputo...E' morta  cinque anni fa. E mio figlio in questo momento sta leggendo  una  lettera: vive all'estero, è molto preso dal suo lavoro. E' un uomo d'affari e ci vediamo solo due volte all'anno. Io sono molto  orgoglioso  di mio figlio. Fui raccolto da una contadina che mi  tenne con se, non tutti ci odiavano da quelle parti. E dopo la guerra me ne  andai  via. Che vuole? Ero cresciuto e potei approfittare  di alcune circostanze. Lei non può nemmeno immaginare cos'era l'Europa in quei mesi, gente che andava e veniva...Eserciti...Ho studiato  da  autodidatta e a vent'anni mi sono iscritto a un  corso  di cinematografia.  Ho fatto il montatore cinematografico, forse  lei avrà  letto il mio nome in coda a documentari sull'industria e  su grandi  opere  d'arte.  Ho studiato anche un po' di chimica e  mi  sono specializzato nel restauro delle vecchie pellicole. Nessuno lo sa, ma ci sono veri e propri tesori nascosti nei  cassetti... Ho  fatto una  vita normale, ad Anna avevo detto che i miei genitori  erano morti durante un bombardamento. Poi Anna è morta e io sono  andato in pensione. Ma non ho smesso di lavorare, mi chiamano ancora ed è per  questo  che ho incontrato il signor Legrand. No, non  mi  ha chiamato  lui.  L'ho riconosciuto. Era il  giovane  ufficiale  che dirigeva  il film. Proprio lui. Pensi un po'...Solo uno  spezzone, pochi metri. Si e' salvato! E'... in questa scatola. Potrà vederlo  anche lei, non è uno spettacolo edificante per l'umanità.  Ci sono io di quinta che guardo i miei parenti mentre vengono mitragliati.  Cadono  nella fossa e i soldati scendono a disporli  ben bene: a lavoro ultimato dev'esserci posto per tutti. E c'è Legrand che  mi  prende per un braccio e mi porta sull'orlo della  fossa, estrae  la pistola e mi fa grazia della vita. Potrà vedere  tutto…signor Commissario. E confronti quel signore con queste fotografie di  Legrand in Argentina. E' proprio lui...E osservi queste  di  Legrand sul set di un film girato laggiù, nel millenovecentoquarantasette.  Stia  tranquillo! Non avrei ucciso un uomo  se  non fossi sicuro che...In questa busta c'è la documentazione  completa su Legrand, il regista che ha sfiorato per ben due volte  l'Oscar! Lei li ha visti i film di Legrand? No? Non li ha visti. Mi  scusi, ma lei non va mai al cinema? Non va mai al cinema. Ho capito…Mi deve  scusare...Abbia pazienza. E  mi  sono chiesto per lungo tempo  cosa  dovessi  fare...In fondo, lui, Legrand, non dava mica gli ordini di sparare, dirigeva solo un film che poi fu distrutto. Mi aveva anche salvato la vita. Ci ho pensato  per due anni, da quando mi hanno portato questo pezzo  di pellicola.  Comprato, s'immagini! Su un mercato di robivecchi  in California. Pensi un po'! In California...Quelli che avevano visto cosa c'era dentro avevano capito e s'erano messi paura. Sa,  signor Commissario, la gente non ama mischiarsi in cose  come queste.  E' gente che viaggia molto. Intellettuali, ma...E se  poi qualcuno  viene  a sapere? E' meglio evitare i pasticci.  Mi  hanno lasciato  il  film: pochi minuti di girato. E quello che  si  era nascosto è tornato vivo in me. Forse è un bene, Dio mi perdoni per quello  che dico, che Anna sia già morta e mio  figlio...L'abbiamo educato bene il nostro ragazzo. Avrei potuto farci molte cose  con questo,  anche dei soldi. Molti! Ricattando Legrand. Un idea,  non le pare? Lo sa come si rifugiò in Argentina? Furono i preti,  in Francia.  Si nascose in un convento il regista di "Il fiore  e  il prato", c'è tutto là dentro. Può leggere le critiche..."Il fiore e il  prato"  è  un bel film. Un grande film di montaggio!  E  mi  è dispiaciuto  quando  hanno  preferito  l'altro. Sinceramente.  E' avvenuto  sei  mesi  fa...I giornali ne hanno  parlato. Ha  letto? Legrand  era vecchio e avrebbe coronato bene la carriera prima  di morire.  Il  vero nome di Legrand? Klaus  Shultz, comunissimo  in Germania.  Prima  della  guerra aveva frequentato  una scuola  di cinema.  Il  nuovo cinema della nuova Europa judenfrai!  Dicevano così. Ci ho pensato molto, cosa dovevo fare? Lasciarlo vivere? No. E allora sono andato a trovarlo. Debbo dire che mi  hanno facilitato l'esperienza, i contatti, le amicizie che mi hanno permesso  di poter avvicinare questo grande regista. Legrand cosa ha fatto? Mi ha  sorpreso.  Quando gli ho mostrato un fotogramma del  film,  ha detto soltanto: "Norman, quell'imbecille. Non ha distrutto tutto." Non  so chi sia Norman, forse è  morto da anni. E un nome,  non aiuta. Avevo già estratto la pistola e lui mi  ha  guardato, forse  si  aspettava di poter parlare.  Per  capire, contrattare, spiegare. Ma invece gli ho detto di inginocchiarsi. Vedrà,  signor Commissario, le ragazze stanno in ginocchio...Lui ha obbedito.
Aosta 4-7-1997 
Stefano Viaggio

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