domenica 19 ottobre 2014

In una sera di primavera del 1921 atto unico di Stefano Viaggio


si alza il sipario
piazza di un villaggio con un lampione  al centro un monumento coperto da un drappo bianco
pomeriggio
entra un gruppo di persone vestite a lutto, uomini e donne, c'è anche un bambino
il gruppo sosta nei pressi del monumento coperto da un drappo bianco
lentamente le luci si abbassano e il lampione si accende
due colpi di pistola esplodono in lontananza
dal gruppo
-Avete sentito...
-Chi è stato?
-Si ricomincia!!!
Colpi di mortaio lontani, un rombo costante
una voce lontana
-Ultime notizie! Ultime notizie! Un attentato contro l'erede al trono d'Austria e Ungheria, Francesco Ferdinando. E' morto. Anche la moglie è stata uccisa. Ultime notizie!
Si odono delle voci, un tamburo e qualcuno canta
una voce
-Cittadini, cittadini! In quest'ora grave e meravigliosa noi offriamo il nostro saluto ai soldati della sorella Francia che in queste ore difendono il diritto contro la forza. Ci auguriamo che presto anche l'Italia sappia scendere in campo dalla parte giusta! Il nostro pensiero va ai tanti compaesani, ai tanti emigrati di Parigi che oggi si arruolano contro il germanico invasore del Belgio...
dal gruppo
-Ma questa voce... non la riconoscete?
-E'...é quella dell'avvocato...ma non è già morto?
una voce
-E ora tutti al municipio, affinché la nostra voce giunga sino a Roma e chieda che l'Italia presto scenda in campo contro il dominio del militarismo, della sciabola e degli stivali chiodati...
un'altra voce
-Viva Trento e Trieste italiane!
dal gruppo
-Ma tutto questo io l'ho già sentito...
-Cos'é? Uno scherzo?
-E proprio questa sera che viene scoperto il monumento ai nostri figli morti laggiù!!!
Una figura avvolta in un mantello nero e incappucciata entra in scena. Si rivolge agli spettatori.
-Buona sera. Signori.
dal gruppo
-Lei, chi é?
l'incappucciato nero
-Io sono...la prima donna.
dal gruppo
-Di cosa? Non è mica uno scherzo, lo sa? Qui ci sono madri, padri, vedove. Insomma! Chi è lei? Come si permette?!
l'incappucciato nero indica il monumento
-Tredici milioni. Tredici milioni...Di morti. E questo piccolo monumento li rappresenta tutti...Tutti.
una voce
“Quell'estate del 1914 sarebbe rimasta indimenticabile anche senza la tragica sorte che essa recò sulla terra europea. Di rado infatti ne ho veduto una che fosse più rigogliosa, più smagliante, direi più estiva. Il cielo rimase serico e azzurro per giorni e giorni, morbida e non afosa l'aria, calde e profumate le praterie, i prati oscuri e densi di giovane vegetazione: ancor oggi, quando pronuncio la parola estate, debbo involontariamente pensare a quelle radiose giornate di luglio che trascorsi nel '14 a Baden presso Vienna.” [da Il Mondo di ieri di Stefan Zweig]
dal gruppo
-Sarà certamente qualcuno che sta nascosto chissà dove...Quelle finestre...Veramente allora ci fu un gran putiferio. Pioggia e grandine, la Dora invase i campi a Hone-Bard. Che brutta estate. Ma chi ha parlato?
una voce
"Carissimi genitori, oggi mi sono arruolato volontario. Sono anch'io un soldato di Francia. Voglio ringraziare così la patria che ospita e da lavoro a tanti valdostani. Dovevate vedere che entusiasmo! C'era tanta gente che ci offriva da bere e un signore spiegava perché bisogna partire e andare contro i tedeschi. Io non so raccontarlo bene tutto quello che ho visto, ma ricordo il nome di quel signore. Si chiamava Canudo. Parlava con l'accento del meridione, ma sembrava istruito...molto istruito. Era bello a vedersi, portava un grande cappello e la barba. Dicono che i nipoti di Giuseppe Garibaldi stanno organizzando una grande armata e che verranno tanti italiani a combattere insieme ai cugini francesi..".
In lontananza ricomincia il rombo di cannoni, crepitio di una mitragliatrice
una voce
-Leggete il giornale. Leggete il giornale! Ultime notizie dal Belgio.
una voce
"Dans l’Argonne, dans la mangeuse d’hommes, il y a, tout autour des combattants terrés dans la boue, une âme plus vaste, immense, qui les enveloppe dans une atmosphère de grand secret : l’âme de la Forêt. L’ennemi est là, en éveil matin et soir, pour venir en avant, pour briser la mouvante et chaude barrière des poitrines humaines, pour s’approcher d’un objectif indispensable à ses vue : Verdun, comme d’une proie superbe qu’il ne saisira pas. Et les combats se suivent par dizaine d’attaques et de contre-attaques véhémentes, de jour et de nuit, inlassablement." [da Jours gris et nuit rouges di Ricciotto Canudo]
dal gruppo
-Questo scherzo è insopportabile, chi è che parla lassù, dietro le finestre? Abbiate un po' di rispetto per tutti quelli che ci hanno lasciato la pelle. Non siamo a carnevale!
una voce
"Dans la guerre moderne, tout est infiniment plus subtil et mystérieux. C’est une sorte d’immatérialisation de la guerre, dont seules, paraissent réelles : la blessure et la mort…Tout le reste : les batteries invisibles, leur invisible crachat de mort, l’invisible ennemi dans ses tranchées, tout cela est une véritable immatérialisation de la guerre…"[da Jours gris et nuit rouges di Ricciotto Canudo]
dal gruppo, rivolgendosi all'incappucciato nero
-Dica un po', ma che cos'é questa messa in scena? Lei c'entra qualcosa? Perché se è così, corro a chiamare un gendarme e vedrete cosa vi capita. Razza di...
l'incappucciato nero
-Silenzio.
una voce
Ma quale pazzia contagiosa ha preso il mondo intero?...Intanto la guerra, la grande guerra infuria. Come era facile prevedere tutti vincono!  Lo stato maggiore tedesco giura che dall’inizio dei fatti d’arme al 10 corrente l’esercito tedesco non ebbe che 42 morti! Burloni! Mentre l’Imperatore Guglielmo è già sul campo di battaglia per fare da Padreterno e  mettere lui le cose a posto, gli eserciti franco-anglo-belga da una parte e austro-tedesco dall’altra si apparecchiano, sembra, ad una grande battaglia che pare già iniziata e  che avrà per teatro il Belgio e l’Alsazia. Comunque è positivo che sin qui la meravigliosa resistenza ha sconcertato il piano tedesco. Nei villaggi attorno a Liegi si combatte corpo a corpo  versando sui tedeschi persino acqua bollente! I tedeschi protestano e chiamano ciò barbarie, ma i belgi difendono i loro focolari contro la loro brutale invasione.”[da La Domenica del Corriere, pag.8, N° 34, 23-30 agosto 1914]
l'incappucciato nero si rivolge al gruppo
-Mi perdoneranno lor signori...ho scelto a caso questa sera, dodici aprile 1921, per organizzare un prodigio. E ho scelto a caso voi che abitate tra queste belle montagne, per comparire, come di solito faccio un po' di tanto in tanto, e chiedervi di ricordare, prima che il drappo scenda a scoprire il piccolo monumento del vostro paese.
dal gruppo
-Insomma, mica tanto piccolo. E' costato un bel po' di soldi...almeno per le nostre tasche.
-Ma si può sapere chi é lei?
l'incappucciato nero non risponde
dal gruppo, una donna si avvicina all'incappucciato, gli gira attorno, si rivolge agli altri indicando
-Ma non capite? E' lei! La morte...
l'incappucciato nero fa un segno di assenso
dal gruppo si alza un grido di spavento
una voce
“M. Emile Dalbard, qui avait opté pour la France, était sergent-major, et il accomplissait même des fonctions au-dessus de son grade. Il est mort le 14 novembre, tué par une balle sur le champ de bataille…Il laisse une femme veuve, Mme marie, née Héréraz, de Bard, et un jeune enfant...[ Da L’Echò de valdotains n° 30-1 febbraio 1915]
dal gruppo
-...Un Dalbard che era partito per Parigi...ci lasciò le penne...l'avevo sentito dire tanti anni fa...Quando è cominciata la guerra. E' passato tanto tempo...
una voce
"...Au premier combat, j’ai vu tomber Bruno Garibaldi, homme plein de courage et de cœur. J’ai une veine phénoménale d’être parmi les vivants, on était dans un bois ou ne pouvait guère voir les prussiens, un vrai guêpier. Que des camarades j’ai vu tomber autour de moi! Pauvre jeunesse! Au deuxième combat, on me dit que Zéphyr était mort…Eh bien je veux le venger, me dis-je! Et ta triste image passait et repassait devant me yeux. Oui je le veux venger, je combattrai avec plus d’ardeur encore, et les boches auront me souvenir de moi. Imagine-toi quelle joie on se revit! C’est de ces moments qu’on ne peut décrire, et restent pour toujours graves dans notre mémoire…"[ Da L’Echò de valdotains. Lettera di Zephyrin Brunet del 5-2-1915]
Si odono voci, canti, qulcuno grida
-Guerra! Guerra! Viva l'Italia! Viva il Re! Viva D'Annunzio! Trento e Trieste italiane!
dal gruppo
-D'Annunzio...Il poeta ora sta a Fiume che è terra italiana, insieme a tanti giovani, arditi e valorosi...Il Duce dell'Italia redenta...Che uomo!
-Uhhh, chi sarà mai...che parole!
-L'ho letto sui giornali...
una voce
“…Italiens, nous ne pouvons rester étrangers à l’avènement de cette grande chose. A nous, le destin de l’historie apporte la possibilité de frapper d’un coup mortel le géant qui voulait, de son poing d’acier, anéantir les peuples libres et civilisés de l’Europe. Que ce coup soit porté avec une âme forte et un bras vigoureux…”
dal gruppo
-Ecco, sentite, è come quando hanno cominciato a partire i nostri figli...
Rombo di cannoni, mitragliatrici in lontananza
una voce
"Campagnards valdotains, la guerre vous fait peur, vous tremblez sur la sorte de vos fils…on ne peut faire taire la voix du sang. Mais souvenez vous, qu’au jour de la victoire finale, votre calme à cette heure de transes douloureuses, votre résignation au moment où le télégraphe vous apportera peut-être de tristes nouvelles, seront aussi méritoires  que les plus beaux actes d’héroïsme accomplis sur le champs de bataille. Soyez donc fiers de contribuer à l’issue de cette guerre libératrice; soyez fiers de vos soldats."[da Le messager Valdotain 1916]
dal gruppo
-Si...si...héroisme...méritoires...fiers...Balle! Tutte balle. E io ci ho rimesso un figlio!
-E io il marito
-E chi me lo darà il fidanzato, la patria? Oppure il re?
Cannoni, rumore di aerei, bombe che esplodono, sibili
una voce
“…scariche d’acquazzoni rendevano le trincee piene d’acqua, tuoni e fulmini, uniti al bombardamento che precedeva l’avanzata formavano un rombo continuo e assordante…il cappellano ci passava davanti dandoci l’assoluzione…” [Dal diario di Samuele Dalle, di  Donnas, classe 1883]
urla di feriti mitragliatrici
la stessa voce
"pareva un inferno...era tutto fumo, tutto fuoco. Le trincee loro si rovesciavano, resti umani frammischi a ogni sorta di materiale salivano in aria a più di cinquanta metri per ricadere a distanza, persino sulla nostra trincea..." [Dal diario di Samuele Dalle, di  Donnas, classe 1883]
dal gruppo
-Povera gioventù...
l'incappucciato nero fa un passo verso il gruppo
-Dovevo correre da un capo all'altro del mondo. Dall' Europa all'Oriente, persino in Africa. Ho saputo che vicino al circolo polare due esploratori si sono incontrati e uno ha chiesto all'altro-hai notizie da laggiù?-e quello ha risposto-il mondo è impazzito.
dal gruppo
-Al mio villaggio c'era una famiglia di quattro figli, sono morti in tre. Il padre s'é ammalato e la madre ha perso la testa, il quarto figlio è un ragazzetto e vuole andarsene in America...
-Perchè in America? Ora c'è lavoro anche da noi, in veulla (in patois valdostana con questo nome si indica Aosta) hanno aperto la fabbrica e proprio qui vicino ci sono quelle macchine che trasformano l'acqua in luce, per arrivarci basta scendere e seguire i tubi in mezzo ai boschi. Tutto è cominciato con la guerra. Benedetta guerra!
-Ma cosa dici? Maledetta la guerra! A me hanno tolto la terra per farci i tubi...come dici tu. Una miseria, ecco quello che mi hanno dato. Era terra buona...un po' faticosa per via della pendenza, ma era buona. Ci aveva lavorato mio padre e prima mio nonno. Eppoi, cosa credi? La fabbrica ora la chiduono. Non ci sono più cannoni da costruire e gente da far saltare in aria...E' la crisi, tutti a spasso...
-Io dicevo così, è un modo di dire. Però le fabbriche sono un'altra cosa dai vecchi tempi della zappa.
-Meglio la zappa e il timor di Dio!
-Si, si. E' cambiato tutto, meglio andarsene in America, o in Australia, oppure al Polo Sud. Fa bene il ragazzo a lasciare questi villaggi che cadranno a pezzi, pietra su pietra.
rombo di cannone
voce
"il est de notre devoir de citoyens Valdotains de graver, dans les annales de notre pays la plus grande et terrible page d’histoire que nous ayons vécue et que nos vaillants soldats ont dejà scellée de leur sang sur le montagnes escarpées du Trentin, les bords disputé de l’Isonzo, et les abruptes flancs du Mont Noir." [da Le messager Valdotain 1916]
dal gruppo
-Per me non è cambiato niente, povero ero e povero sono. Anzi! Ci avevano fatto tante promesse e invece? I prezzi del fieno aumentati. Tutto, tutto è più caro. Non si può vivere. A che è servito tanto sengue? I pescicani. Quelli si sono riempite le tasche con il sangue dei nostri figli! E i furbi che si sono imboscati laggù, nelle fabbriche e ora sventolano le bandiere rosse. Ma dovrà venire pur qualcuno a fare ordine in questo mondo, a punire i cattivi e salvare i santi.
-Io non ci capisco più niente. Ma che stiamo a fare qui? Andiamocene a casa. Sono stufa di sentire cose che non vorrei più sentire. E questa specie di diavolo che ci è venuto a importunare proprio oggi che si doveva scoprire il monumento...
Rombo di cannone
dal gruppo
-Ricominciamo
una voce
“Alle sei del mattino, la pesante nebbia fiamminga si schiarisce svelando lo spettacolo sinistro che ci circonda. Subito dopo,  scrutando il terreno sconvolto, lanciando segnali di sirena, appare uno sciame di aerei nemici. Nel frattempo i fanti smarriti cercano rifugio nei crateri. Mezz’ora più tardi comincia il martellamento che ruggisce attorno alla nostra isola di naufraghi come un mare sconvolto da un tifone. Le esplosioni, simili ad una foresta, prendono l’aspetto di una parete tempestosa. Stretti l’uno contro l’altro, accovacciati attendiamo ad ogni istante il colpo che ci distruggerà, ci spazzerà via insieme alle nostre difese di cemento, e ridurrà il nostro rifugio simile al deserto crivellato di crateri.”[da Nelle tempeste d’acciaio di Ernest Jünger, pagg.212-213, Ed. Guanda, Parma 1995]
dal gruppo
-Poveri figli. Ma dalla terra avvelenata cosa nascerà, che mangeranno i bambini di tanta povera gente? Un mio parente che sta in Francia m'ha scritto che ha dovuto lasciare tutto e andarsene verso il sud, non so dove. Nei campi non è rimasto niente in piedi e i boschi sono distrutti e la puzza dei corpi ancora avvelena l'aria.
-Anche i nostri son che  son rimasti lassù, in Trentino, chissà se li hanno sepolti, chissà se c'è una croce a ricordarli?
l'incappucciato nero
-Croci? A un certo punto non sono andata troppo per il sottile, croci o non croci: tutti nella stessa fossa. Nessuno sapeva riconoscerli e allora ho fatto io. Però adesso sono stanca, stanca morta. Non vi fa ridere?
dal gruppo
-No signora mia, o come diavolo vi chiamate. Non c'è niente da ridere!
Rombo di cannoni più forte dei precedenti
una voce
"Grande bombardamento a bombarde sui … monti. Non si potrà mai immaginare il rumore, si è quasi sordi, però sino ad ora i nemici non mandano granate. Fa freddo intenso siamo invernati. Dopo pranzo continua il terribile bombardamento mentre i nemici colpiscono da vicino la sabbiotella..."[dal diario di guerra di Edoardo Ostinelli]
Squilli di tromba, la musica accenna la canzone del Piave
una voce femminile
“…Se io, sopra questa misera carta potessi rappresentare lo spavento con la pena; accoppiati, che sento nel fondo dell’animo mio, sarebbero cose da non potersi descrivere…”[da una lettera di Margherita Del Nero, donna di Veroli, 1917]
Sulla scena entra un altro personaggio, ha in mano una macchina fotografica  a soffietto pronta a entrare in funzione
il fotografo
-Buon giorno...emh, buona sera a lor signori.
dal gruppo
-E lei cosa vuole, con quell'affare in mano?
il fotografo
-Giacinto Giacinti, fotografo e cineoperatore per servivi. Servizi di ogni tipo: gruppi, matrimoni, nozze, cresime e battesimi...
dal gruppo
-Ma lo sa che questa è una cosa seria?
il fotografo
-Serissima. Sono stato al fronte anch'io, cosa crede e laggiù ho svolto il mio dovere come reporter di immagini di guerra...
dal gruppo
-E adesso, cosa vuole da noi?
il fotografo
-Il sindaco mi ha chiamato per immortalare quest'avvenimento così sacro per la patria. Però dovrei chiedere a tutti un favore.
dal gruppo
-Quale? L'avvertiamo, qui stanno accadendo cose strane, anzi stranissime.
Il fotografo si guarda intorno e si scosta un poco dall'incappucciato nero
-Purtroppo hanno deciso di fare l'inaugurazione nel pomeriggio e ora la sera sta calando, la luce ben presto sarà scarsa. Per questo chiedo a lor signori di tornare domani mattina per la fotografia ufficiale.
Proteste
dal gruppo
-Impossibile, dobbiamo lavorare, non abbiamo tempo da perdere come i...i fotografi, noi. Eppoi sarebbe un falso! Ma si rende conto? Un falso!
il fotografo
-Ma caro signore non lo sa che la fotografia è tutta una finzione. Ciò che è falso diventa vero se passa attraverso questa lente. Si chiama obbiettivo.
dal gruppo
-Senta: dica quello che vuole ma noi da qui prima ce ne andiamo e meglio è. Stanno accadendo cose strane. Lo vede quello. E'...é...Eppoi torno a insistere, noi non ci prestiamo ad alcun artificio, siamo povera gente che ha patito e ci tocca assistere....
il fotografo
-Per quel che riguarda gli artifici non si preoccupi. Lo sa quanti artifici ho fatto quando stavo al fronte?
dal gruppo
-Come artifici? Le fotografie che pubblicavate non erano vere?
il fotografo
-Solo in parte.
dal gruppo
-Sarebbe a dire?
il fotografo
-Sarebbe a dire che quando non si poteva fotografare il corpo di qualcuno nella giusta posizione, lo prendevamo e il poveretto era  piazzato dentro una trincea, ma a cose fatte, mica durante un combattimento. Oppure pagavamo un gruppo di fanti per saltare dai sacchi di terra e correre verso il nemico. L'effetto era buono, ovviamente ci vuole un po' di professionalità per queste cose. Io non mi vanto, però...
dal gruppo
-Ma allora cosa ci avete raccontato?
il fotografo
-Abbiamo addolcito la pillola. E voi? Non volevate che tutto andasse bene, che i nostri fossero sempre vincitori? Cosa dovevamo fare? Rattristarvi con le fotografie delle nostre trincee piene di morti, i campi coperti di cadaveri, la gente asfissiata e bruciata dai lanciafiamme? Fotografavamo gli altri oppure facevamo un po' di cinema. Anch'io ho fatto il morto.
dal gruppo
-Ma è una cosa ignobile!
il fotografo
-Lo so, ma i signori ufficiali ci chiedevano di farlo e noi lo facevamo. Dicevano che dovevamo sostenere il morale dell'opinione pubblica (scandisce bene le ultime parole).
l'incappucciato nero
-E così niente rischi per voi.
il fotografo
-Lei chi è, cosa fa qui con cappuccio e mantello? Questa gente è già triste per conto suo. Ci si mette anche lei per trasformare tutto in mortorio e guastare la festa.
l'incappucciato nero
-Già...mortorio...E' proprio quello che...Ma lei cosa vorrebbe che fosse, la festa del patrono?
il fotografo
-No...Ecco le parole giuste: una grande cerimonia di orgoglio nazionale per la vittoria contro il secolare nemico.
l'incappucciato nero
-Ma non mi faccia ridere! Non vede questi poveracci, una ha perso il marito, l'altro il fratello, l'altro il padre e quel ragazzino è rimasto orfano di padre e madre a causa della grippe.
il fotografo
-Ma lei chi é?
l'incappucciato nero
-Io sono...
Un grande boato
il fotografo
-Madonna mia, è come la mina del Castelletto....
l'incappucciato nero
-Paura?
il fotografo
-Io c'ero e posso assicurarvi che lo spettacolo è impossibile da dimenticare. Fu come se la montagna si spaccasse in due. Vi dico che i nostri fecero saltare un'intera montagna...
dal gruppo
-Possibile? E in quanti ci rimasero sotto?
il fotografo
-E chi lo sa, forse anche i nostri vennero travolti...
dal gruppo
-Come i nostri? Allora...
il fotografo
-Ne ho viste tante io. Dovete sapere che quando i vostri figli, mariti, padri dovevano saltar su dalle trincee, la paura era tanta e qualche volta mancava il coraggio di andare avanti...Allora c'erano quelli con le mitragliatrici che avevano l'ordine di sparare, un po' per scherzo e un po' sul serio. Per spingerli avanti, insomma...
dal gruppo
-Sparare sui nostri...
l'incappucciato nero
-Queste cose non si dovrebbero raccontare.
il fotografo
-E perché? Non siamo liberi di dire ciò che si vuole? Io ho sempre votato socialista! Socialista, ma interventista...distinguiamo.
l'incappucciato nero
-Socialista? Interventista? Poco importa...Tra un po' vedrà.
Colpi di cannone, mitragliatrici
una voce
"Giornata calma solo la notte grande bombardamento ma fortunatamente lontano ... Miei compagni partono pel Grappola, Spillo ecc. Poveretti come sono accasciati."[dal Diario di guerra di Edoardo Ostinelli]
il fotografo
-Ma chi ha parlato?
l'incappucciato nero
-Nemmeno lei che ha visto tante cose, ha capito?
dal gruppo
-Si, nessuno ci capisce più niente. Chi è che parla ogni tanto?
Un colpo di campanaccio, più simile a una pentola sbattuta, rumori di cannoni in lontananza
una voce
“gas!Gas!Svelti ragazzi, e tutti a brancolare come pazzi/appena in tempo per metterci gli elmi difformi/ma c’era ancora quello che urlava e inciampava/e sia torceva come un uomo nel fuoco o nella calce./Indistinto attraverso gli occhiali annebbiati e la spessa luce verde,/come in un verde mare lo vedevo annegare./In tutti i miei sogni davanti ai miei occhi inermi/egli si protende verso di me, grondante, soffocando, annegando./potessi anche tu in sogni affannosi camminare/dietro il carro su cui lo gettammo,/e vedere gli occhi bianchi stravolti della sua faccia,/la sua faccia disfatta come quella di un demone sazio di peccato,/potessi ad ogni sobbalzo udire il sangue/uscire gorgogliando dai polmoni schiumosi,/maciullati come il marciume/d’orrende piaghe incurabili su lingue innocenti,/amico mio, non ripeteresti con tanto nobile ardore/ai giovani assetati d’una qualche gloria disperata,/l’antica menzogna: dulce et decorum est pro patria mori.”[dalla poesia di Wilfred Owen Dulce et decorum est]
un'altra voce
-Voi che siete vivi, diteci: perché siamo morti? Chi ha schiacciato per primo il grilletto?
l'incappucciato nero
-Domanda legittima. Ma é ancora presto per sapere la verità.
dal gruppo
-No! Io la verità la voglio sapere e subito. Lo sa che i russi, i bolscevichi hanno pubblicato tutti i patti segreti, tutto quello che si dicevano all'orecchio prima di mandare i poveri diavoli a farsi ammazzare?
-E mentre i nostri soldati morivano come le mosche, loro, quelli col frac e cilindro in testa si mettevano d'accordo. Dicevano: facciamo continuare ancora un po' la macelleria. Non abbiamo guadagnato abbastanza!
l'incappucciato nero
-Sono cose sempre accadute. Cosa ne vuol sapere lei che vive rintanato tra queste montagne. Non si preoccupi, accadrà di nuovo.
il fotografo
-Mi volete spiegare cosa sta succedendo, chi è che parla e fa domande?
Rumore di artiglieria in lontananza
una voce
Il 20 agosto gli Italiani hanno ripreso l’offensiva sull’Isonzo, da Plava sino al mare. Per riuscire a superare il fiume, con un lavoro gigantesco, avevano deviato una parte delle acque. La battaglia è iniziata su tutto il fronte di 60 chilometri, tutte le armi lavoravano in collegamento. Più di 200 aeroplani operavano sopra le linee nemiche: a sud una squadra navale bombardava la costa dell’Adriatico. La prima linea austriaca è stata conquistata nelle prime ore: i nostri alleati avanzano sul Carso sino in prossimità di Hermada che comanda la strada di Trieste. Gli italiani hanno fatto più di 13.500 prigionieri e hanno preso circa 30 cannoni. Il Generale Cadorna ha dichiarato che la situazione promette grandi speranze.”[dalla rivista francese Le pays de France, 1917]
Voci in lontananza, qualcuno parla
-In quest'ora dolorosa per la patria: l'ora del tradimento e della vigliaccheria, tutti dobbiamo stringerci attorno alla bandiera e all'esercito per resistere, per salvare le nostre donne e i nostri figli dall'austriaco, dall'ungherese, dallo slavo. La guerra liberatrice non è perduta. Il nemico non deve passare. Sono necessari ordine e disciplina. Lo spirito di disfatta seminato dai soliti sovversivi e da chi voleva un'Italia debole e rinunciataria, non deve prevalere!-
il fotografo
-C'ero anche a Caporetto...Scappavano tutti, spezzavano i fucili, portavano via le damigiane di vino...erano stanchi di morire per niente...offensive....offensive...Ma continuo a chiedere: chi ha parlato? Chi racconta le cose che ho visto...e ho fotografato. Con una macchina come questa, puntata come un fucile, qui, davanti al mio petto...
L'incappucciato nero con il capo indica
dal gruppo
-Il monumento. Chi c'è dietro al drappo bianco?
Una scarica di fucileria
“…con il cuore in sussulto una lettera d’addio e raccomandazioni alla famiglia dandola poi al piantone della fureria con consegna di impostarla solo se mi sapeva morto…”[Dal diario di Samuele Dalle, di  Donnas, classe 1883]
Il drappo bianco che copre il monumento cade improvvisamente. Sopra al piedistallo ci sono due figure vestite di bianco, una sostiene l'altra, colpi di cannone, mitragliatrici
una voce
LA GUERRA CONTRO L'AUSTRIAUNGHERIA CHE SOTTO L'ALTA GUIDA DI
S.M. IL RE DUCE SUPREMO L'ESERCITO ITALIANO, INFERIORE PER NUMERO
E PER MEZZI, INIZIÒ IL 24 MAGGIO 1915 E CON FEDE INCROLLABILE E TENACE
VALORE CONDUSSE ININTERROTTA ED ASPRISSIMA PER 41 MESI E' VINTA
[dal comunicato della vittoria di Armando Diaz]
Clamore di folla, squilli tromba, la marcia reale
la figura bianca in piedi sul monumento
-Le guerre non si vincono mai, si perdono sempre. Io sostengo il mio compagno, lui avrebbe sostenuto me. Questo era il patto. Così hanno fatto l'italiano, l'austriaco, il tedesco, il francese, l'australiano, l'inglese, il neozelandese, il russo, il polacco, il portoghese, il belga, l'indiano, il canadese, l'americano, l'africano, il bulgaro, il rumeno, il polacco. Ci siamo stretti la mano nell'ultimo respiro. E' un patto tra i morti e per i vivi. E ora lasciateci solitari in questa piazza. Andate via!
dal gruppo
-Ha ragione. Lei, signora morte, dice che io sono un montanaro vissuto sempre tra le rocce e le capre. Ma io ci ho pensato, tanto da farmi dolere la testa. E' vero...Ora ho capito:un patto tra i morti...per noi che siamo rimasti vivi... Stavo da solo in montagna e mi dicevo: non  deve accadere più! Le fanfare, i discorsi non servono a niente e pure la medaglia che mi daranno per mio figlio...E adesso che facciamo, che dite: ce ne andiamo?
dal gruppo cenni di approvazione
l'incappucciato nero
-Tornatevene a casa, ha ragione il soldato senza nome e volto. Se ne torni a casa anche lei, signor fotografo. Oggi o domani, niente discorsi e fotografie ricordo. Hanno parlato loro, per tutti. Buona notte signori.
dal gruppo
-Vuol lasciarci così? Ci sono ancora tante cose da dire, da sapere, da ragionare insieme...
l'incappucciato nero
-Sono attesa altrove. In Africa, ad esempio, in Cina, alle frontiere della Russia, e poi in Spagna e ancora qui, in Europa...e anche tra queste montagne. Più tardi...più tardi...
L'incappucciato nero si volta esce di scena, rumore di passi affrettati,  entra il sindaco
il sindaco
-Memo male che vi trovo ancora qui. Un contrattempo! Un maledetto contrattempo! La macchina del prefetto ha avuto un guasto e così...
dal gruppo
-Non si preoccupi, signor sindaco.
il sindaco
-Domani, domani saremo qui tutti per ricordare e nessuno mancherà all'appuntamento, ve lo garantisco. ( si rivolge al fotografo) Anche lei, mi raccomando. E come mai il drappo è caduto? Mando chi so io per rimediare, la statua ci è costata un po' e non vorrei che durante la notte qualcuno facesse chissà che scherzo. Oggigiorno non c'è più rispetto per niente e nessuno.
il fotografo
-Domani ho un altro impegno, signor sindaco. Eppoi ho già visto e sentito abbastanza.
il sindaco
-Perché? Cosa ha visto e sentito?
il fotografo
-Niente...lo chieda a loro.
il sindaco
-Allora, cos'è questa novità. Cosa avete sentito?
dal gruppo
-Niente, signor sindaco. Visto che non arrivava nessuno ci siamo detti qualcosa fra noi, così, alla buona, come s'usa tra i poveracci. Non c'è bisogno di tante parole. Domani dobbiamo lavorare. Può darsi che qualcun altro venga, non siamo mica solo noi che abbiamo un nome scritto sulla lapide. Verranno, verranno...altri. Non si preoccupi.
tutti escono di scena le luci lentamente si abbassano
cala il sipario





    

















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